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sabato 7 dicembre 2013

PARLAMENTO ILLEGITTIMO, IL PD RESTITUISCA 148 SEGGI. ALTRO CHE RIFORME INSIEME. (ULTIMO APPELLO: TORNA A CASA ALFA-LASSIE)


Il Parlamento è delegittimato politicamente e moralmente. Forse anche formalmente e giuridicamente, su questo non insistiamo, e si deve restare in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale per capirne di più. Ma sulla prima constatazione non deflettiamo di un millimetro.  Il Parlamento è stato squalificato. La maggioranza è sparita. Il governo che su di essa poggia, frana come lei nell'insussistenza politica e morale. Altro che sentirsi più durevole. La durevolezza del cimitero. Ma se sta bene a chi occupa le tombe migliori (premier e governo) questo non sta bene all'Italia che invece vuole vivere, non ama i loculi, e non vede l'ora di posare crisantemi sul residuato bellico delle larghe intese, che ora sono intese colibrì, patti bonsai, per di più segnati dalla morte improvvisa. Non vediamo perché Letta debba mostrarsi allegro e fiducioso del suo futuro. É puro irrealismo, assoluta irresponsabilità istituzionale. Se crede di durare fino al 2015 con la benedizione del “Corriere della Sera” (vedi articolo odierno di Antonio Polito) sappia che lo consideriamo una sfacciata sfida alla legalità repubblicana. Le sentenze – come ama dire – si applicano. O no?  E l'applicazione comporta l'approvazione in tempi stretti di una legge elettorale che rifletta il consenso generale. Non creda il Partito democratico di imporre la logica dei numeri dell'attuale Parlamento. Sarebbe come pretendere di fare una corsa con la propria squadra dopata e le altre letteralmente decimate.  Questo Parlamento è fasullo. Tutto. Ma qualcuno di più. E sono esattamente i deputati della iperpremiata sinistra che dovrebbero restituire 148 seggi immediatamente, garantendo il reintegro istantaneo alle forze politiche defraudate. Non è questione di rimpolpare i partiti, quanto di dare soddisfazione ai di

giovedì 5 dicembre 2013

BERLUSCONI GUIDA IL GRANDE MOVIMENTO. IL TRIDENTE PER INFORCARE, LA FESTA PER COMINCIARE

Berlusconi ha detto una parola ieri che descrive lui e colora il futuro del nostro movimento, e dunque dell’Italia. Ha detto: festa. Il nuovo inizio è il giorno di una festa. L’8 dicembre a Roma si festeggia la nascita dei primi mille Club di Forza Silvio. Festa che non finisce con la sala da ripulire, e le luci che si spengono, ma che è punto di partenza di una battaglia dura ma bella da vivere. Essa punterà a riconsegnare il nostro Paese alla democrazia. Ma la democrazia oggi è messa in questione non solo e non tanto dagli equilibri politici, ma dalla invasione tragica di una casta di toghe politicizzate che da ordine dello Stato è uscita dagli argini e come una massa fangosa strozza la vita del nostro popolo. La giustizia in Italia non è una delle questione tra le altre. Ma l’emergenza da cui discendono le altre, compresa quella economica. Possiamo farcela a cambiare lo stato delle cose? Certo che sì. Altrimenti perché Berlusconi si porrebbe a guida rinnovante e se possibile più determinata che mai alla guida del movimento? Perché questa opera di libertà è necessaria. Non si tratta di occuparsi di un singolo invece che di altri singoli. La sua persona è stata colpita, dopo un martellamento ossessivo che dura da vent’anni, perché in lui si concentra l’espressività di un popolo intero. L’ingiustizia subita per il presidente non è occasione di ripiegamento su di sé, alibi per il lamento o la fuga. Berlusconi è così, e il movimento di Forza Italia ha questo stesso spirito. L’innocenza è una forza potente. Consente di giudicare l’ingiustizia subita. Nel nostro leader diventa giudizio e proposta politica. La sentenza infame del 1° agosto e la incostituzionale e moralmente ripugnante espulsione dal Senato sono pietre tombali nell’intenzione dei carnefici, ma gliele ribalteremo in testa.

mercoledì 4 dicembre 2013

PERCHE’ TRIONFIAMO NEI SONDAGGI? SEMPLICE, CI GUIDA BERLUSCONI. DECADUTI SONO GLI ALTRI.


I sondaggi sono il primo dato politico di oggi: il centrodestra cresce, e Forza Italia di più. Non un solo istituto demoscopico ci dà al secondo posto. In testa di quattro, cinque, sei punti. Ma non dovevamo essere spazzati via insieme a Berlusconi dalla potenza geometrica di sentenze + decadenza? Balle. La realtà è più forte dei disegni infami della sinistra. Così oggi è un giorno da segnare con l’evidenziatore azzurro. I deputati e i senatori di Forza Italia si ritrovano nella sede del movimento insieme con il Presidente. C’è amarezza per l’accaduto, ma fiducia nel futuro. Chi l’avrebbe detto? Be’, noi l’avremmo detto. Perché sappiamo chi è Silvio Berlusconi, e conosciamo anche i suoi avversari. Feroci ma in fondo impotenti. Non è una riunione ordinaria. È il primo atto politico di Silvio Berlusconi dopo la decadenza da senatore. Constatazione elementare. Repetita juvant. Non è decaduto per niente. Al diavolo la decadenza. È come se l’agguato di criminalità politica ordito da presunti alleati (e ancora ci chiediamo come Alfano e Lupi, soprattutto, possano collaborare serenamente con loro…) abbia mostrato chi è davvero quest’uomo. Invece che sancirne il disdoro pubblico e la vergogna privata, l’ingiustizia frettolosa lo ha rimesso più che mai al centro dell’agorà: un leader che non muore neanche se l’ammazzano. E non perché sia un gatto con tante vite, una specie di miracolato dai cromosomi, ma perché ha la qualità del genio del popolo, di cui è espressione al di là di se stesso e persino del suo stesso volere.
Perciò non si lascia intimidire, perché il suo destino personale è legato a quello della sua gente. Lo diciamo senza alcuna pretesa mistica, ma nel senso molto laico di Max Weber e Vilfredo Pareto. Il Senato pensava di annientare un senatore, invece ha cercato di squalificare l’anima di un popolo: il Parlamento non solo non ne ha il diritto, ma non ne ha la forza. Il nome di Berlusconi è – geopoliticamente - quello della vasta area moderata di questo Paese. La realtà non si sbianchetta per il comodo dei comunisti.
Per questo oggi i sondaggi sono vox populi, sono la verifica dell’assurdità di quanto sta accadendo in Italia. Dopo una sentenza di condanna, se fosse stata una sentenza normale di una giustizia normale, non ci sarebbe stata storia. Sarebbe naufragato Berlusconi.