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sabato 3 gennaio 2015

FINALMENTE SE NE VA

http://www.giampietrozanetti.it/?p=15009

Otto anni nei quali la partita della democrazia è stata giocata con un arbitro parziale come non avveniva dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro
Alessandro Sallusti - Questa sera il presidente Napolitano - salvo colpi di scena - dovrebbe annunciare ufficialmente le sue dimissioni, che probabilmente saranno operative da metà gennaio. Si apre quindi la corsa per il nuovo inquilino del Colle, ma soprattutto si chiude una delle pagine più buie della politica italiana. Otto anni nei quali la partita della democrazia è stata giocata con un arbitro parziale come non avveniva dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro. L'uomo in più della sinistra ce l'ha messa davvero tutta per contrastare prima e ribaltare poi la volontà popolare che aveva indicato nel centrodestra e in Silvio Berlusconi la guida del Paese. Il rispetto che si deve ai suoi non pochi anni non può fare da scudo a una presidenza dissennata e tristemente conclusa con i pm che hanno varcato per la prima volta nella storia della Repubblica il portone del Quirinale per interrogare la più alta carica sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. E dire che per anni proprio lui, capo anche del Csm, lasciò mano libera alla magistratura nella sfrontata caccia al leader della maggioranza, ignorando gli abusi e i soprusi messi in atto dalle procure di mezza Italia.
Giorgio Napolitano, che da giovane strinse entusiasta le mani al carnefice Stalin, che da giovanotto benedì l'invasione sovietica dell'Ungheria, che da adulto e presidente della Camera spalancò le porte del Parlamento ai pm di Tangentopoli a caccia di politici, non ha mai pagato per i suoi errori ed orrori. I compagni lo hanno anzi ripagato con l'elezione al supremo soglio e lui, negli anni, ha ricambiato con gli interessi. Arrivando a negare per ben tre volte di seguito il ricorso alle urne pur di garantire alla sinistra la guida del Paese, cosa che non sarebbe mai potuta avvenire per via elettorale. I governi di Monti, Letta e Renzi sono infatti figli di intrighi nazionali e internazionali di cui Napolitano è