«Non
chiamateli clandestini», «siamo tutti clandestini», «aboliamo il reato di
clandestinità», «non chiamateli immigrati ma migranti», «migranti in Italia»,
«gli italiani devono accogliere i profughi», «basta con l’egoismo di chi
protesta contro i centri di accoglienza», «non è vero che c’è l’emergenza degli
sbarchi». Un tam-tam continuo nel tentativo di convincere l’opinione pubblica
che l’invasione
era cosa buona e giusta. Perché è nel dna della sinistra, che spera sempre di
arricchire il suo pacchetto di voti con nuovi innesti. Quelle frasi, quei
concetti sono stati espressi in primis da due protagoniste della politica
italiana: Cécile Kyenge e Laura Boldrini, non a caso le più bersagliate dal
popolo del web. E quei concetti hanno poi portato allo sfascio, a una
situazione insostenibile, a un’Italia che passivamente si fa scaraventare nel
burrone. Di fronte agli sbarchi infiniti, il goverrno Renzi è l’unico in Europa
a non muovere un dito, a non prendere un provvedimento, a brancolare nel buio.
Incapace di pensare e di agire. Paralizzato dal buonismo. Condizionato dalla
paura di perdere la faccia (anche se l’ha già persa).
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giovedì 6 agosto 2015
mercoledì 5 agosto 2015
IL DOCUMENTO DI FORZA ITALIA: “PAESE A RISCHIO REGIME
"Percorso delle riforme è in stallo, consensi di Renzi in caduta libera, è in crisi la pacificazione nazionale" "Assistiamo oggi alle crescenti difficoltà dell’esperienza di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, e la sua caduta libera nei consensi ne è la dimostrazione". È quanto si legge in un passaggio del documento approvato all’unanimità dall’ufficio di presidenza di Forza Italia. Il documento analizza quindi tutti i dati "negativi" che si registrano sotto il governo Renzi: "Il grave dissesto economico e sociale è stato certificato dall’Ocse, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Istat, da Svimez, dalla Corte dei Conti e financo dalla Bce. I dati ci dicono che siamo il Paese dell’eurozona con il tasso di crescita più basso, dopo la Grecia, Cipro e la Finlandia. Il tasso di disoccupazione (12,7%) e in particolare della disoccupazione giovanile (44,2%) è al massimo storico dal 1977; stesso record registrato dal debito pubblico, in costante ascesa a 2.218 miliardi".
E ancora: "Le previsioni a medio termine sono ancora più preoccupanti. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che nell’eurozona l’Italia, nei prossimi 5 anni, si collocherà, per tasso di sviluppo, al diciannovesimo posto. Ultima tra gli ultimi. E per ridurre il tasso di disoccupazione e tornare ai livelli del 2007 occorreranno 20 anni. La pressione fiscale (43,5%) è di 1,7 punti più alta rispetto alla media dell’eurozona, ed assolutamente incompatibile con la possibilità di una qualsiasi ripresa. Né i proclami sull’abbattimento delle imposte, lodevoli nelle presunte intenzioni, sono credibili in presenza di una base elettorale e ideologica, quella del Pd, nelle sue varie correnti, ancorata all’espansione del potere con l’espansione della spesa pubblica e considerato lo stato dei conti pubblici italiani, anche rispetto ai vincoli europei. Il numero dei nostri concittadini in povertà assoluta non regredisce e si attesta sui 4 milioni. Il ceto medio si è ridotto in pochi anni dal 54% al 37% degli italiani. Il Sud è abbandonato a sé stesso".
"È in crisi la pacificazione nazionale, con il risultato che si tenta di sostituire all’ampio consenso tra le forze democratiche per le riforme costituzionali il soccorso casuale di transfughi di vario genere. Tanto più che questo governo si regge alla Camera su una maggioranza di 130 deputati insediatisi grazie a un premio dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale e al Senato su 32 senatori eletti dal centro destra con il mandato di contrastare la sinistra", continua ancora il documento.
"Il percorso delle riforme è in una situazione di stallo perchè il cosiddetto Italicum, approvato dal Parlamento con gravi forzature regolamentari, non corrisponde al disegno originario del "Patto del Nazareno", che è stato disatteso nella lettera e nello spirito. Nel combinato disposto dell'Italicum con la riforma del Senato, l'Italia è a grave rischio di regime", si legge nel documento approvato dal comitato di presidenza di Forza Italia e sottoposto al consiglio nazionale.
lunedì 3 agosto 2015
Nell'ultimo triennio c‟è stato un “incremento
progressivo della pressione fiscale” comunale, passata dai 505,5 euro del 2011
ai 618,4 euro pro capite del 2014, +22%. Lo scrive la Corte dei Conti
nella relazione sulla finanza locale. “I livelli massimi di
riscossione tributaria” si registrano nei Comuni con più di 250mila
abitanti, dove arriva a 881,94 euro a testa. Adesso, a noi non piace vincere
facile, come dice un noto spot televisivo, ma chi governava il Paese fino a
novembre del 2011? Un certo signore che di nome fa Silvio Berlusconi. E
chi ha governato il Paese dal 2011 ad oggi? Tre signori che di nome fanno Mario
Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, e che nessun italiano ha scelto per
questo delicato ruolo.
Tre governi non eletti, tre governi delle tasse.
Davvero un
bel primato…
Ma torniamo alla fredda oggettività
dei numeri della Corte dei Conti. La dinamica delle entrate locali,
scrivono i magistrati contabili, è dovuta principalmente a “due fenomeni: il
deterioramento del quadro economico, con effetti penalizzanti
soprattutto sul gettito risultante dalle più ridotte basi imponibili” e dalle
“numerose manovre di risanamento della finanza pubblica, i cui effetti prodotti
dal disorganico e talvolta convulso succedersi di interventi sulle fonti di
finanziamento degli enti locali hanno determinato forti incertezze nella
gestione dei bilanci e nella formulazione delle politiche tributarie
territoriali”. A pagare di più, in
generale, sono i cittadini che abitano nei Comuni più grandi, da un lato, e in
quelli piccoli o piccolissimi, sotto i duemila abitanti Guardando alle
entrate per „macro aree‟, la Corte
dei Conti osserva che “gli anni 2012 e 2014 segnano, in generale, livelli molto
elevati di incassi da tributi, con punte particolarmente accentuate nelle
Isole, dove il livello raggiunto nel 2014 risulta quasi doppio rispetto al
2011, con un incremento del 93,62%”. Le Isole e il Sud sono anche le aree dove
maggiore è stata la riduzione dei trasferimenti (rispettivamente -49,5% e
-34,6% tra 2011 e 2014). Una bella fotografia della situazione italiana, non c‟è che dire. Ci chiediamo e chiediamo
con rispetto ma determinazione: ma cosa hanno fatto i governi che
si sono succeduti dal 2011 ad oggi per tentare di risanare una situazione
insostenibile? Cosa ha fatto Monti? Cosa ha fatto Letta? Cosa ha fatto e cosa sta
facendo Renzi? Evidentemente nulla. E il costo di questo
inesorabile declino lo pagano sempre i cittadini le imprese.
Più tasse, anche e soprattutto a livello locale, e meno servizi. Altro che
rivoluzione copernicana…
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