Le barzellette d’ esordio, tre, due delle quali in francese (deliziosa ma irripetibile quella che gli raccontò Mitterrand) sono state il generoso omaggio a un rito dovuto. Nella sua villa di Arcore, Silvio Berlusconi sembra un leone in gabbia. Un leone ferito. Confinato a casa, con i carabinieri alla porta, il telefono sotto controllo e senza più il passaporto, non riesce a liberarsi dal peso della propria «ingiusta condanna» e dell’«assurda decadenza da parlamentare, terzo colpo di Stato dopo l’ avviso di garanzia a Napoli nel 94 e la balla dello spread nel 2011». Ne parla in continuazione e quando ne parla ne soffre. È nervoso, non se ne fa una ragione. E a incoraggiarlo ad alzare lo sguardo sul mondo è anche peggio. A margine di questa rara intervista, la prima concessa a un giornalista nel suo salotto di Villa San Martino da quando vi è recluso’ per decisione del giudice di sorveglianza, Berlusconi ha parlato dello stato dell’ economia europea con toni a dir poco accorati. È preoccupato per l’ Italia, ma, in ossequio al suo noto «ottimismo», non vuole dirlo pubblicamente: «Non servirebbe a nulla, sarebbe solo dannoso».
Presidente, quanto conta la fragilità italiana nel rapporto che ha instaurato con Renzi?
«Conta. Viviamo un momento difficile, io sono sempre stato ispirato da un sano patriottismo e la Patria è oggi minacciata da una crisi economica senza precedenti».
Dunque?
«Dunque, bisogna che, pur nel rispetto della diversità di ruoli e di cultura politica, ciascuno metta al primo posto l’ interesse nazionale. Per vent’ anni ci siamo lamentati del fatto che la politica fosse fatta prevalentemente di insulti e che mirasse alla distruzione dell’ avversario. Tutti abbiamo sperato in un bipolarismo maturo nel quale, su alcuni temi di interesse generale come le regole istituzionali, si potessero trovare convergenze tra maggioranza e opposizione. Oggi questo parrebbe possibile».
Con Renzi, sull’ Italicum siete allo stallo? È favorevole a una legge elettorale che contribuisca a creare un sistema bipartitico?
«Sarebbe una buona cosa. Ma la legge elettorale è fatta di tanti capitoli, che devono equilibrarsi fra loro. Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera tenendo conto che ogni correzione dev’ essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature».
C’ è chi spiega la sua indulgenza nei confronti del governo Renzi con la necessità di tutelare le sue aziende...
«Non capisco davvero cosa potrebbe fare il governo per tutelare le mie aziende. Anzi, no, una cosa potrebbe farla: far ripartire l’ economia, così anche il mercato pubblicitario avrebbe una ripresa. Ma questo non riguarda Mediaset, riguarda l’ Italia».
Realisticamente, crede che ci siano le condizioni perché la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale?
«Non credo che una campagna elettorale sia quello di cui il Paese oggi ha bisogno, viste le difficoltà in cui ci troviamo».
Presidente, quanto conta la fragilità italiana nel rapporto che ha instaurato con Renzi?
«Conta. Viviamo un momento difficile, io sono sempre stato ispirato da un sano patriottismo e la Patria è oggi minacciata da una crisi economica senza precedenti».
Dunque?
«Dunque, bisogna che, pur nel rispetto della diversità di ruoli e di cultura politica, ciascuno metta al primo posto l’ interesse nazionale. Per vent’ anni ci siamo lamentati del fatto che la politica fosse fatta prevalentemente di insulti e che mirasse alla distruzione dell’ avversario. Tutti abbiamo sperato in un bipolarismo maturo nel quale, su alcuni temi di interesse generale come le regole istituzionali, si potessero trovare convergenze tra maggioranza e opposizione. Oggi questo parrebbe possibile».
Con Renzi, sull’ Italicum siete allo stallo? È favorevole a una legge elettorale che contribuisca a creare un sistema bipartitico?
«Sarebbe una buona cosa. Ma la legge elettorale è fatta di tanti capitoli, che devono equilibrarsi fra loro. Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera tenendo conto che ogni correzione dev’ essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature».
C’ è chi spiega la sua indulgenza nei confronti del governo Renzi con la necessità di tutelare le sue aziende...
«Non capisco davvero cosa potrebbe fare il governo per tutelare le mie aziende. Anzi, no, una cosa potrebbe farla: far ripartire l’ economia, così anche il mercato pubblicitario avrebbe una ripresa. Ma questo non riguarda Mediaset, riguarda l’ Italia».
Realisticamente, crede che ci siano le condizioni perché la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale?
«Non credo che una campagna elettorale sia quello di cui il Paese oggi ha bisogno, viste le difficoltà in cui ci troviamo».