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giovedì 4 giugno 2015

EDITORIALE DEL 2 GIUGNO


La Repubblica non è una play-station. Renzi, game over! Questa tornata elettorale segna la fine irreversibile del renzismo come corsa irresistibile a prendersi tutto. I crudeli dati reali dell'Istituto Cattaneo dicono che il Pd ha perso due milioni di voti. Ma ha perso di più, adesso il Re è nudo, ed è inutile che cerchi di coprirsi con la tuta mimetica degli alpini in Afghanistan. E il Senato sarà un Vietnam
IL VENTENNIO APPENA COMINCIATO È GIA' FINITO ALLA PLAY-STATION. CON UN COLPO DI BAZOOKA
Confermiamo, una dieci mille volte: Renzi e il renzismo sono i grandi sconfitti di questa tornata elettorale. Noi, che pure non possiamo certo sventolare le bandiere del trionfo, invece vediamo dischiudersi una prospettiva di futuro diverso per il nostro soggetto politico e per le sorti del Paese.
Altro che ventennio renziano, come si prefigurava anche solo un paio di mesi fa, al tempo del favoloso cappotto, del 7-0 in gloria del Fiorentino. Capita nella politica di essere battuti. Se si è democratici, non se ne fa un dramma, ci si riprenderà. Per Renzi è diverso.  Non concepisce la politica come un luogo delle alternanze, ma del possesso imperiale. Proprio per questo quella di Renzi è una sconfitta senza possibilità di ritorno.
Si è infranto il suo mito di condottiero irresistibile. Non è solo una questione di numeri, che l'Istituto Cattaneo ha fotografato con crudezza scientifica, ma è un tracollo morale e di credibilità personale, e questo è infinitamente peggio.
 Renzi ha perso due milioni di voti, un colpo di bazooka terrificante.




lunedì 1 giugno 2015

SILVIO BERLUSCONI RILANCIA IL PROGETTO DI UN RASSEMBLEMENT DI MODERATI


Sembrava fuori dai giochi, sembrava ormai fuori dalla scena politica e invece...ancora una volta Silvio Berlusconi è riuscito a riprendersi la scena. Via via che lo spoglio andava avanti e sezione dopo sezione si componeva il puzzle di una evidente sconfitta elettorale per Matteo Renzi, il Cavaliere ha cominciato a fare dei ragionamenti con i suoi. Ragionamenti che si possono sintetizzare così: Matteo Renzi esce indebolito dal voto, il 40%  delle europee comincia a sgretolarsi. E noi, dove siamo andati uniti gli abbiamo dato filo da torcere, strappandogli persino una roccaforte rossa come la Liguria. Berlusconi non sottovaluta l'avanzata della Lega. E a chi gli fa notare che Matteo Salvini potrebbe insidiare la sua leadership e lanciare presto un’Opa sul centrodestra, il Cav continua a ripetere: nessuno si dimentichi che solo se stiamo insieme vinciamo. E ancora: il centrodestra ha un futuro, una prospettiva politica, se è unito, da qui il mio sogno di un rassemblement di moderati, che comprenderebbe il Carroccio e attirerebbe anche gli elettori di Area popolare guidata da Angelino Alfano. Visto che un elettore su due ha disertato le urne, le regionali, avrebbe spiegato il leader forzista, dimostrano che chi è arrabbiato ha espresso un voto di protesta (da qui la tenuta di M5S e la crescita del Carroccio), mentre chi non si riconosce in questa vecchia politica, ovvero tantissimi moderati di centrodestra, ha preferito astenersi, facendo crollare l’affluenza. E noi dobbiamo riconquistare il consenso e la fiducia dei nostri elettori astenuti. Prospettiva - Berlusconi, dunque, tira un sospiro di sollievo rispetto al 6 a 1 per i renziani che un mese fa tutti davano per probabile. Certo, resta la forte amarezza per aver perso la Campania, anche se Vincenzo De Luca ha sempre la spada di Damocle della decadenza per effetto della legge Severio. Forza Italia non scende sotto la soglia di allarme del 10% (si attesta sull’11%) a livello nazionale, un risultato non certo rassicurante rispetto al passato anche se previsto a palazzo Grazioli, ma la vittoria a sorpresa di un fedelissimo del cerchio magico come Giovanni Toti in Liguria, basta per galvanizzare l’ex premier e concentrarsi sulla rivoluzione azzurra, cioè il cambiamento di Forza Italia, più volte annunciato. Presto partirà il rinnovamento, è il ragionamento fatto da Berlusconi. E proprio il successo di un fedelissimo come Toti fa passare in secondo piano le beghe interne al partito forzista: i maldipancia dei verdinian e la guerra con Raffaele Fitto, ormai fuori dal partito, anche se in Puglia l’ex ministro ha vinto la sua sfida personale con i berluscones, visto che il candidato dei Conservatori Francesco Schittulli ha surclassato Adriana Poli Bortone, sostenuta dai lealisti di Luigi Vitali.