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giovedì 4 aprile 2013

BERSANI, DA PREMIER A TROMBATO……SENZA VASELINA!



Rideva il Segretario del Pd sul finire del 2012. Il Partito Democratico aveva appena concluso le primarie per scegliere i parlamentari e al netto della Bindi fuori sede sembrava procedere tutto per il verso giusto.  La fine dell’anno poteva essere festeggiata in grande allegria con il Pd quasi al 40%. Bersani poi era raggiante! Aveva sconfitto Renzi, il Sindaco rottamatore che voleva fare il Premier. Non una ma due volte! Il Pd aveva infatti previsto il doppio turno per le primarie e “Pier from Bettola” aveva stracciato il rampante fanciullo fiorentino. Monti era caduto da poco, le elezioni si avvicinavano e il giaguaro era praticamente smacchiato!  “Lo smacchiamo, lo smacchiamo” cantavano, non senza qualche imbarazzo, i militanti del Pd su una terrazza. Preparavano già la festa e grazie alla gioiosa macchina da guerra Pier aveva già preparato il discorso di insediamento alle Camere: “Oh ragassi siam mica qui a…”  Poi arriva febbraio: gli italiani votano, i sondaggisti sondaggiano (e male!) e” Pier from Bettola”, sicuro del vantaggio di 10 punti percentuali, è praticamente convinto di vincere. Le urne si chiudono e nella notte Berlusconi arriva a 0,3 punti da Bersani! Ma come??? E i 10 punti di vantaggio??? E gli exit poll di Mentana e di Rai3??? Tutte cazzate Pier!!! Tutte cazzate!!!  Il Segretario smacchiatore arriva primo ma non vince le elezioni. Una cosa più unica che rara se ci si pensa: vinco, ma non vinco! Vinco, ma in realtà ho perso. Insomma su Twitter si direbbe #cosedaPd. Il buon Pier, nonostante si sia mangiato (anzi sbranato!!!) un vantaggio clamoroso, è comunque arrivato primo e quindi giustamente Napolitano gli conferisce l’incarico: “Vai ed esplora!”. Bersani allora va ed esplora, forse troppo, perché oltre ai partiti in Parlamento, che poi sono quelli che gli devono votare la fiducia, inizia ad incontrare Saviano, i sindacati, il WWF, Bagnasco… Ci mancavano solo i Gormiti e Pikachu dei Pokemon e poi il quadro era completo. Una settimana di incontri per… nulla!!!
Infatti il povero “Pier from Bettola” i numeri proprio non riesce a trovarli, neanche con il M5S in “striming” e quindi ritorna da Napolitano con un pugno di mosche. E adesso??? E Adesso niente! Napolitano nominerà un’altra illustre personalità al suo posto e lui passerà alla storia come “colui che voleva smacchiare il giaguaro”! di Giorgio Cafaro

venerdì 1 marzo 2013

ECCO TUTTI I LEADER POLITICI CHE SBEFFEGGIAVANO BERLUSCONI E CHE HANNO PRESO BATOSTE COLOSSALI. NEL CORSO DEGLI ANNI.


«Smacchieremo il giaguaro e la macchia più grossa la tireremo via in Lombardia», ha giurato il 15 febbraio Bersani da Mantova. Alla fine, però, il giaguaro Berlusconi s'è mangiato Bersani. Povero. Ha fatto quasi la fine di Achille Occhetto nel '94. All'epoca la sua «gioiosa macchina da guerra» doveva far sfracelli. Invece s'è ingolfata, a dispetto di tutte le più saccenti previsioni. Su tutti Barbapapà Eugenio Scalfari che sbeffeggiava il Cavaliere su Repubblica: «È sceso in campo il ragazzo Coccodè». Così, Berlusconi può aggiungere l'attuale capo del Pd ai tanti leader e leaderini piallati in vent'anni di politica. Una folta schiera di nemici e finti amici, che hanno scommesso anzitempo sulla sua fine. Di Occhetto s'è detto. Ma c'erano anche Mino Martinazzoli e Mario Segni, che in quella partita giocarono con il Patto per l'Italia. Più che una sconfitta una débâcle. Berlusconi cadde poco dopo per il tradimento di Bossi. Il ribaltone, regista Oscar Luigi Scalfaro, lanciò Lamberto Dini, ex ministro forzista e anche lui scommettitore della fine anticipata del Cav. Presentato alle elezioni del '96 con una lista che portava il suo nome, venne punito dagli italiani: 4,3%. Alle elezioni del 1996 vinse Prodi ma durò soltanto due anni perché Bertinotti gli ritirò la fiducia. Poi venne Massimo D'Alema, al governo per intrighi di palazzo, anche lui convinto del tramonto di Berlusconi.
Nel 2001 la riscossa della Casa delle libertà. Tutti insieme: Fi, An, Ccd-Cdu. Dall'altra parte, Francesco Rutelli col suo Ulivo. Piacione, l'ex sindaco di Roma suonava la fanfara dell'antiberlusconismo: «Gli italiani stanno per svegliarsi dalla sbornia berlusconiana». Dal canto suo, Berlusconi non riusciva neppure a considerarlo un avversario all'altezza, tanto da non concedergli neppure un duello tv: «Non riesco a prenderlo sul serio», disse. Celebre l'imitazione che fece Guzzanti, con un Rutelli implorante: «Aooooh, a Berluscò... Io sto a lavorà per te... Recordate delli amiciii, Berluscò...». Una formica schiacciata dal bulldozer di centrodestra. Sul carro di Berlusconi, però, anche personaggi allergici all'ombra del Cavaliere. Uno di questi è Marco Follini, capetto dell'Udc mentre Casini pisola sulla poltrona più alta di Montecitorio. Toccò a lui azionare la tiritera che Berlusconi era al tramonto. Cominciò a dire che così