lunedì 3 aprile 2017

BOTANICI FAENTINI SCOPRONO ORCHIDEE MAI CENSITE PRIMA

Himantoglossum Robertianum

FRANCESCO DONATI· Scovate nel Parco dei Gessi e a Ravenna. Sono circa 30 i tipi che crescono in provincia Dal CORRIERE ROMAGNA 1 aprile 2017 (Nella foto Danilo Lama con la bellissima Himatoglossum scoperta a Zattaglia dall’amico Andrea Gulminelli)
FAENZA. C’è una materia forse da tanti “dimenticata” oppure considerata di nicchia, in cui Faenza eccelle. Ha radici profonde e personaggi di primo piano nella storia a livello nazionale: è la Botanica. Una materia affascinante in grado ancora oggi di riservare emozioni e sorprese. In grado di primeggiare a Faenza grazie soprattutto all’opera del “Gruppo micologico e botanico Villa Franchi”, e di soci come Giuseppe Barattoni (presidente), Danilo Lama o Andrea Gulminelli. Sono quelli come loro che, ripercorrendo le orme del faentino illustre Lodovico Caldesi di tanto in tanto si rendono autori di scoperte sensazionali in grado di arricchire e meglio descrivere il patrimonio naturalistico italiano. E’ il caso delle due specie di orchidea scoperte nel ravennate e finora mai catalogate come esistenti nella flora spontanea provinciale. Si tratta della Ophrys Speculum rinvenuta da Danilo Lama e Giuseppe Barattoni in prossimità della via Romea a Ravenna (parco 2 Giugno) che fiorirà proprio ai primi di giugno e della Himantoglossum Robertianum scoperta da Andrea Gulminelli a Zattaglia zona Valletta con fioritura precocissima a febbraio. “La segnalazione – spiega Lama- è stata inviata per la catalogazione a Giros (Gruppo italiano ricerca orchidee selvatiche). Entrambe le specie sono spettacolari, abbastanza rare, seppure esistenti anche in altre regioni, ma qui da noi non risultavano”. L’orchidea è uno dei fiori spontanei più belli e misteriosi. “La Ofris speculum - continua l’esperto - imita per esempio gli occhi dell’insetto impollinatore (una vespa) e pare che il suo profumo riproduca i feromoni femminili dell’imenottero. Ci sono esemplari che si riproducono solo grazie ad uno specifico insetto: se questo si estingue, anche l’orchidea scompare”. Può succedere di incontrare specie non ancora catalogate? “Succede soprattutto eseguendo analisi genetiche molecolari: attraverso il dna della pianta si risale a nuove varietà di fiori, magari simili ad altri, a volte indistinguibili ad occhio nudo”. Al tempo stesso succede che vi siano anomalie quali orchidee albine o apocromatiche (tutte di un colore). Proprio le orchidee sono una delle attrazioni del Parco dei Gessi da febbraio a giugno/luglio: “nel ravennate abbiamo una trentina di varietà: preferiscono le radure, i prati e i terreni poco fertili, i boschi (castagneti, faggete, pinete). E’ chiamata anche pianta pionieristica perché è la prima a colonizzare un’area dove si è verificata una frana, o vi è stato un riporto di terra”. Cercare orchidee può diventare il valore aggiunto di escursioni, passeggiate, fotografie. Il Gruppo Botanico è disponibile a raccogliere segnalazioni e registrare eventuali scoperte.


IL PIONIERE FU LODOVICO CALDESI
In Biblioteca a Faenza un fondo con 1400 volumi

FAENZA. I soci del gruppo micologico e botanico sono i discendenti di una passione antica che ha come pioniere l’illustre Lodovico Caldesi (1821-1884) micologo, botanico e politico, deputato della IX legislatura. Al di lui figlio, morto a soli 10 anni, è intitolata dal 1910 la Fondazione “Scuola di Pratica Agricola Furio Camillo Caldesi per lo sviluppo dell'istruzione e della cultura agricola. Sulla proprietà di tale Fondazione è il podere di 13 ettari, in cui dal 1962 opera l’Istituto di Agraria Persolino. A Villa Orestina, altra proprietà, c’è un centro didattico. Lodovico Caldesi fu allievo di scienziati quali Filippo Parlatore e Giuseppe De Notaris. Di ideali liberali, partecipò ai moti del 1848 e dopo l' Unità d’Italia venne eletto deputato. Si occupò di redigere, per la raccolta sulla Flora italiana di Parlatore, la sezione relativa alle primulacee. Altri suoi studi sono raccolti in Florae Faventinae Tentamen, pubblicati sul «Nuovo Giornale Botanico Italiano». Donò il suo Erbario all' Orto Botanico dell'Università di Bologna, che tuttora lo conserva. La sua raccolta, di oltre 1400 volumi di botanica, forma il fondo a lui intitolato presso la Biblioteca comunale di Faenza. F.D.

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