Di Alessandro Leozappa. Spagna batte Italia. Tra
le economie più colpite dalla crisi finanziaria in Europa, da anni sotto gli
occhi dei mercati e con i dati economici più precari, non tutti i paesi si
muovono all’unisono. In particolare tra Italia e Spagna, paesi a lungo
assimilati, il divario si allarga sempre di più: sembra che le due economie
stiano correndo su due binari diversi. Che cosa è successo? Da quando Mario
Draghi, governatore della Banca Centrale Europea, pronunciò nel luglio di 2
anni fa il famoso “whatever it takes”, annunciando la volontà della
banca centrale di ricorrere ad ogni mezzo in suo possesso per contrastare la
speculazione sul mercato dei titoli di Stato europei, i tassi di interesse dei
paesi considerati a rischio, quali Irlanda, Italia, Spagna, Portogallo, sono
scesi continuamente. Il supporto della Banca Centrale ha ridotto il costo del
denaro per i paesi della cosiddetta periferia d’Europa, ma l’andamento dei
tassi degli ultimi mesi e i dati economici accendono un campanello d’allarme.
L’Italia sta rimanendo indietro e, tra i malati d’Europa, appare sempre più in
difficoltà. Il confronto con la Spagna è impietoso. Dall’inizio della discesa
dei tassi della periferia europea, notiamo come quelli sui titoli di Stato
spagnoli, partendo da un livello più elevato, si siano ridotti più velocemente,
tanto da raggiungere quelli italiani e oltrepassarli. Dal gennaio di quest’anno
notiamo come il tasso spagnolo si sia mantenuto sotto a quello italiano, e il
divario
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mercoledì 7 dicembre 2016
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