di
Arturo Diaconale. Sapere che la
recessione è ancora in atto non suscita particolare stupore. Non c'era bisogno
di attendere gli ultimi dati Istat per sapere che la crisi non è affatto
passata e che i suoi effetti pesanti continuano a farsi sentire su fasce sempre
estese della popolazione italiana. Ciò che stupisce, semmai, è che nessuno si
ponga l'interrogativo sul perché mai le difficoltà economiche siano rimaste
inalterate a dispetto delle innumerevoli terapie attivate dai governi che si
sono succeduti negli ultimi anni. Non c'è bisogno di rispolverare la teoria del
complotto per ricordare come l'ultimo governo Berlusconi venne liquidato in
nome della assoluta necessità di passare da un esecutivo politico, che non
aveva saputo prevenire ed affrontare la crisi, ad un esecutivo tecnico che
avrebbe dovuto avere successo dove il predecessore aveva fallito. Quella
ricetta, così tanto invocata dall'Europa e così fortemente voluta dal
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si rivelò un disastro completo.
Mario Monti, il tecnico che avrebbe dovuto essere l'uomo del miracolo , si
dimostrò totalmente incapace non solo sul terreno tecnico provocando il
passaggio dal semplice declino alla più profonda recessione ma anche su quello
politico fondando un partito privo di consenso popolare ed abbandonandolo al
suo destino dopo aver preso atto della propria incompetenza.
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giovedì 7 agosto 2014
mercoledì 6 agosto 2014
CRESCITA ZERO. L’AUTUNNO NERO DELL’ITALIA
Era il 26 luglio 2012 e in un discorso alla
city di Londra, il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi,
pronunciò 6 parole che avrebbero cambiato le sorti della moneta unica: “Faremo
di tutto per salvare l’euro”. Una frase estemporanea, per riempire di
significato la quale i tecnici della Bce lavorarono tutta l’estate, perché la
conferenza stampa di presentazione delle misure che avrebbero dato concretezza
a quel “faremo di tutto” fu subito fissata per il 6 settembre 2012. Furono mesi
di grande attesa e suspense. La stessa
attesa e suspense che c’è in Italia per i dati Istat che saranno resi noti
domani sul Pil nel secondo trimestre 2014. Se sarà pari a zero o negativo, come ci si
aspetta, sarà molto probabile che anche l’intero anno chiuda a zero. E se la crescita del Pil italiano nel
2014 sarà pari a zero o negativa, questo produrrà un effetto trascinamento
depressivo sul 2015. Ne deriva che non solo non si realizzerà lo 0,8% di
crescita previsto dal governo per l’anno in corso, ma anche il +1,3% previsto
dal governo per il 2015 è in pericolo. Considerando l’effetto negativo del
2014, infatti, il Pil del prossimo anno sarà sensibilmente al di sotto delle
attese dell’esecutivo. Tutto ciò
produrrà effetti negativi anche sull’occupazione.
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