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martedì 7 gennaio 2014

SILENZIO TOMBALE


Il silenzio continua, sulla sorte della Banca d’Italia. Un silenzio tombale. Escluso il disinteresse, può essere che a produrlo sia un cattivo interesse. Data la rilevanza del tema, vale la pena specificare non solo cosa non si deve fare, ma anche come si dovrebbe agire. Con una premessa: a questo punto, dopo la pessima partenza e dopo la bocciatura della Banca centrale europea, non credo che il ministro dell’economia possa restare al suo posto. Non è una questione personale, tanto che non c’è bisogno di riprodurne il nome, ma di credibilità e interesse nazionale. La rivalutazione di Bd’I deve essere fatta, ma sarebbe stato saggio non cancellare e semmai applicare la legge del 2005, che stabiliva la riacquisizione statale delle quote. Questo è il punto fondamentale: non esistono gli azionisti della banca centrale, perché nel 1936 erano intestazioni fiduciarie. Tanti tecnici rubati alle officine si sono mai chiesti perché, da Luigi Einaudi in poi, il governatore si rivolge all’assemblea indirizzandosi ai “signori partecipanti” e non ai “signori azionisti”? Perché non sono i proprietari, ma gli intestatari. Pubblici. Dopo le privatizzazioni bancarie si sarebbe subito dovuto ritrasferire le intestazioni. Ora, invece, suprema follia, si vuole trasferire il patrimonio. Il più ciclopico trasloco di ricchezza dalla mano pubblica (di tutti) alle (poche) mani private. Dunque: la rivalutazione va fatta, ma in capo ai legittimi proprietari, gli italiani. E al più alto valore possibile. Questo significa che non si possono dare soldi alle banche, aiutandole prima che parta la vigilanza europea? Certo che si può, ma in modo pulito e lineare: si