Il
silenzio continua, sulla sorte della Banca
d’Italia. Un silenzio tombale. Escluso il disinteresse, può essere che a
produrlo sia un cattivo interesse. Data la rilevanza del tema, vale la pena
specificare non solo cosa non si deve fare, ma anche come si dovrebbe agire.
Con una premessa: a questo punto, dopo la pessima partenza e dopo la bocciatura
della Banca centrale europea, non credo che il ministro dell’economia possa
restare al suo posto. Non è una questione personale, tanto che non c’è bisogno
di riprodurne il nome, ma di credibilità e interesse nazionale. La
rivalutazione di Bd’I deve essere fatta, ma sarebbe stato saggio non cancellare
e semmai applicare la legge del 2005, che stabiliva la riacquisizione statale
delle quote. Questo è il punto fondamentale: non esistono gli azionisti della
banca centrale, perché nel 1936 erano intestazioni fiduciarie. Tanti tecnici
rubati alle officine si sono mai chiesti perché, da Luigi Einaudi in poi, il
governatore si rivolge all’assemblea indirizzandosi ai “signori partecipanti” e
non ai “signori azionisti”? Perché non sono i proprietari, ma gli intestatari.
Pubblici. Dopo le privatizzazioni bancarie si sarebbe subito dovuto
ritrasferire le intestazioni. Ora, invece, suprema follia, si vuole trasferire
il patrimonio. Il più ciclopico trasloco di ricchezza dalla mano pubblica (di
tutti) alle (poche) mani private. Dunque: la rivalutazione va fatta, ma in capo
ai legittimi proprietari, gli italiani. E al più alto valore possibile. Questo
significa che non si possono dare soldi alle banche, aiutandole prima che parta
la vigilanza europea? Certo che si può, ma in modo pulito e lineare: si
rivaluta,
si monetizza (ad esempio con obbligazioni specifiche), poi si trasferisce
denaro per aumento di capitale. Lo hanno fatto i tedeschi, i francesi, i belgi,
gli inglesi, ma sempre mettendo in chiaro che i cittadini dovranno riavere quei
soldi, quando sarà possibile restituirli. Altrimenti è una pratica predatoria.
Ma non ce lo chiede l’Europa? Da vecchio europeista sono stufo di questa
sciocca eurosudditanza. Noi italiani abbiamo interesse al sistema bancario
europeo e alla vigilanza europea, solo che dovremmo batterci per sostenere che:
a. tutte le banche devono sottostarvi, comprese quelle che i tedeschi intendono
sottrarre (le loro Landesbank); b. le banche di altri (tedeschi e francesi in
testa) sono intossicate, con bilanci mal messi, non limpidi e con una vigilanza
non severa, mentre le nostre sono “solo” sottocapitalizzate. Non è mica la
stessa cosa! Il disastro del governo consiste nell’avere voluto fare il furbo,
dimostrandosi fesso, e avere cercato di aggirare l’ostacolo della capitalizzazione
con un trucco. Non solo è stato scoperto, ma così continuando perdiamo
l’autorevolezza e la credibilità per indicare i mali altrui. Oltre al danno ne
deriva la beffa di dovere tacere. Noi italiani paghiamo da anni, con
consistenti e continui avanzi primari. Abbiamo pagato moltissimo, negli ultimi
tre anni, per non perdere l’aggancio europeo. Ora che siamo dalla parte dei
forti e della ragione affondiamo tutto solo per fare un piacere a due banche (e
buttare patrimonio anche nel buco rosso del Monte dei Paschi di Siena). Questa
non è neanche sudditanza ai diktat altrui, questa è colpevole incapacità, o
colpevolissima complicità. Varando l’orrido decreto (nel silenzio generale e
nel pronto firmare del Quirinale), il ministro dell’economia aveva un solo
compito: trovare le coperture politiche e istituzionali, in Europa. La cosa è
stata gestita così male da essere divenuta strumento per indebolire l’italiano
che presiede la Bce. Da qui il parere schiaffeggiante. Essendo obbligatorio, ma
non vincolante, ci manca solo che lo si ignori, mettendoci in una condizione
insostenibile. Sul tema tace il Partito democratico e tace Forza Italia,
accompagnati dal tacere di Scelta civica. Gente professionalmente logorroica è
stata presa da mutismo. Cerchino di capire che, in questo modo, stanno
mostrando e dimostrando la loro reale consistenza. Tendente al nulla.
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