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sabato 13 settembre 2014

INAUGURATA LA MOSTRA DEDICATA AL BRISIGHELLESE ACHILLE LEGA NEL 80^ DELLA MORTE. UN PROTAGONISTA DEL NOVECENTO

Brisighella: Loggetta Fabbri . Memoria Storica Brisighella Claudia Casali e Cecilia Filippini e Egisto Pelliconi vice presidente Memoria Storica inaugurazione mostra di Achille Lega

La Fondazione “La Memoria storica di Brisighella” rende omaggio ad Achille Lega (1899-1934), artista brisighellese di nascita e prematuramente scomparso all’età di 34 anni. Attraverso una dozzina di opere, accuratamente selezionate, sarà possibile apprezzare la straordinaria ed eccezionale vivacità espressiva di questo giovane autore, protagonista di varie esposizioni nazionali ed internazionali, al fianco di autori indiscussi come Marinetti, Carrà, Soffici, Rosai, in un continuo dialogo. Dalle precoci adesioni al credo futurista del 1917, rintracciabili nello stupefacente Vibrazioni atmosferiche di aeroplano in volo (anticipatore delle tendenze dell’aeropittura) o nel Ritratto della madre; alle declinazioni intimiste del Lavoro nei campi; alle manifestazioni di pieno Novecento (a cui aderì grazie a Margherita Sarfatti), con la ricca serie di paesaggi e di nature pseudo-metafisiche, per cui scrive Cecilia Filippini in catalogo: “Un artista che amava ed apprezzava artisti quali erano stati i Macchiaioli, che a modo loro avevano rotto con la tradizione”. Commenta Claudia Casali: “Lega mette in scena con semplice vivace realismo vedute di paesaggi, orti, campi arati, strade solitarie, viali alberati, percorsi fluviali, in cui si avvertono sottilmente il profumo dell’erba, la polvere delle stradine di campagna, il caldo e l’umidità dell’estate, con il silenzio dei suoi pomeriggi assolati e la assordante solitudine della natura. Sono “sguardi” che ben si addicono a quel “pittore dell’occhio e del sentimento”, come lo definì Carlo Carrà nel 1925, elogiando il suo precoce e moderno talento artistico ed estetico. Come in Gino Rossi, Soffici, Rosai, si coglie nella sua vibrante ed energica tavolozza la vena creativa e cromatica di impianto pontaventiano, a sua volta debitore del primitivismo di Giotto, Piero e del Trecento toscano”.
Le curatrici, Claudia Casali e Cecilia Filippini, hanno tenuto una conferenza su Achille Lega e il suo tempo, presso il Teatro Giardino, Via della Fossa a Brisighella.  CURRICULUM ACHILLE LEGA dal TRECCANI Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005) di Emanuela Amici
LEGA, Achille. - Nacque a Brisighella, in Romagna, il 21 apr. 1899, primo dei tre figli di Giovanni Battista, romagnolo di antica e nobile casata, e di Giuseppina Baldi Papini, proveniente da un'aristocratica famiglia pistoiese. All'età di dieci anni si trasferì con i genitori a Firenze, città in cui trascorse il resto della vita e in cui maturò la vocazione artistica. Apprese i primi rudimenti pittorici ancora adolescente, presso lo studio del postmacchiaiolo L. Tommasi. Tale breve esperienza lo indusse, nel 1914, ad abbandonare la carriera scolastica e a iscriversi all'Accademia di belle arti e alla Scuola libera d'incisione all'acquaforte diretta da C. Celestini. Tuttavia, insofferente verso i metodi d'insegnamento tradizionali fu, con P. Conti e C. Pavolini, suoi colleghi e amici, tra gli spiriti più dissidenti. Al termine del secondo anno lasciò, così, gli studi accademici per iniziare a dipingere autonomamente. Il primo lavoro noto del L. è un'acquaforte che ritrae il Molo di Livorno, eseguita dal vero con L. Tommasi nel 1914.
Ritrovata fortunosamente dopo la sua morte in casa dell'amico E. Bettarini al quale l'aveva donata, l'opera è nota in un solo esemplare, probabilmente l'unico, e reca la data e la firma dell'autore. Il L. affiancò sempre l'attività d'incisore a quella di pittore, acquisendo via via maggiore abilità e partecipando a esposizioni di grande prestigio. La tecnica a lui più congeniale fu l'acquaforte, appresa con L. Tommasi e perfezionata alla scuola di C. Celestini il cui stile, caratterizzato dall'incisività della linea e da forti ombre, influenzò le sue prime esecuzioni. Il L. non si limitò, tuttavia, a emulare il maestro, ma concepì un caratteristico modo di incidere che lo rese inconfondibile: per ottenere una fusione di tono generale ricorse al frazionamento del segno che, da linea continua, diviene un susseguirsi di piccole virgole, punti e tratti. Tra le opere degne di nota ricordiamo Castello di Vinci del