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giovedì 3 ottobre 2013

I DEMOCRISTIANI E LA NUOVA FORZA ITALIA


di Arturo Diaconale. - Se è vero ciò che diceva Rino Formica, che “la politica è sangue e merda”, non si può non rilevare che negli ultimi giorni abbiamo visto solo merda. Può essere che il sangue si veda in seguito. Ovviamente in senso metaforico. Ma, di sicuro, il tentativo dell’asse Napolitano-Letta di eliminare una volta per tutte Silvio Berlusconi con il sostegno della “quinta colonna” guidata da Angelino Alfano presente nel Pdl fin dai tempi del governo Monti, non fa parte della politica fatta con il sangue e la passione. L’operazione era diretta a spezzare il Cavaliere aggiungendo al calvario giudiziario che lo aspetta l’umiliazione della sconfitta sul terreno politico-parlamentare per mano del suo “delfino”.Ma Berlusconi, per nulla disposto a fare la fine di Cesare che si avvolse nella toga per non vedere le pugnalate dei suoi, si è piegato e non si è spezzato. Alfano-Bruto ha inferto il suo colpo. La “quinta colonna” dei diversamente democristiani è uscita allo scoperto. Ma Silvio-Cesare ha capito che la sollevazione guidata dal figlioccio lo avrebbe liquidato politicamente prima ancora della eliminazione per via giudiziaria. E ha compiuto il colpo di teatro: spiazzato i congiurati annunciando la fiducia al governo di chi lo voleva e lo vuole cancellare dalla scena politica. Neppure quella di Berlusconi è stata una scelta di passione. La politica alta non c’entra nulla in questa vicenda.
 È stata una decisione dettata solo dalla esigenza di ridurre al massimo i danni. Che gli consente di rimanere, sia pure ammaccato e claudicante, sulla scena politica. E gli dà il tempo per avviare una strategia non tanto diretta all’impossibile ricomposizione di un partito ormai spaccato in maniera irreversibile, quanto di intraprendere un percorso diretto a dare vita a un soggetto politico completamente nuovo e diverso rispetto all’attuale Pdl.
Non si tratta di un’operazione facile. Perché, all'indomani dello sgambetto compiuto ai suoi danni dai cortigiani, la tendenza naturale sarebbe di costruire il nuovo soggetto sulla base del solo criterio della fedeltà personale. Ma serve al Cavaliere e all’Italia un partito composto solo dai falchi non traditori? La risposta è scontata. Così come appare fin troppo evidente, alla luce di quanto avvenuto nelle ultime ore, che in politica la fedeltà personale è sempre relativa e mai assoluta.
 Lo sforzo di Berlusconi, proprio perché tra non molto avrà un’agibilità politica ridotta e una libertà personale sicuramente compressa, dovrebbe essere quello di bilanciare la fedeltà con la capacità. Gente nuova, espressione non solo di interessi ma anche di idee, capace di mescolarsi con i falchi e con i fedelissimi rimanendo però assolutamente distinta e separata dagli uni e dagli altri.
Se l’obiettivo è contribuire con questo nuovo partito alla formazione di una forza di centrodestra simile a quella rappresentata in Europa dal Partito Popolare, è bene tenere presente che nei popolari europei non ci sono solo i cattolici e i democristiani ma anche i moderati e i conservatori ispirati ai valori della laicità e delle libertà individuali. I “diversamente democristiani” andranno con Casini, Monti e Cesa? Berlusconi faccia il partito liberale e conservatore italiano!




mercoledì 2 ottobre 2013

MENO MALE CHE SILVIO C’E’


Come già è avvenuto nell'autunno del 2012 confermiamo la  piena e convinta adesione alle decisioni indicate dal Presidente Berlusconi di votare contro la fiducia a Letta, che non è stato capace di togliere un euro dalla  spesa corrente e non mantenere i patti Iva, IMU, che rimane il catalizzatore della maggioranza degli italiani stanca di subire gli interessi dei poteri forti intrecciati con la sinistra che perseguono una politica di oppressione fiscale e umiliano la sovranità nazionale agli interessi della Germania e delle banche.
I traditori oggi sono saltati fuori e li vediamo in faccia anche nella nostra Regione. Non  ci dimenticheremo. Grazie Silvio.


martedì 1 ottobre 2013

BERLUSCONI: VOTIAMO STABILITA’ IMU E IVA. POI ALLE URNE


Il Cavaliere alla riunione dei gruppi: "Ho deciso io le dimissioni. Esperienza di governo finita". Adesso si approvino provvedimenti economici e poi elezioni". "Tutto chiarito, polemiche rientrate". Silvio Berlusconi silenzia il dissenso nel Pdl durante il suo discorso ai gruppi parlamentari. E chiude il sipario sul governo Letta: "E' una esperienza finita". Il Cavaliere si assume la piena responsabilità delle dimissioni dei ministri. "Ho deciso da solo. Forza Italia non è una forza estremista e nessuno mi ha costretto". C'è unità d'intenti, loro temono che le dimissioni facciano perdere consenso: hanno ragione, ma ora è superato. Dobbiamo restare uniti, non dobbiamo dare all'esterno l'impressione che sta dando il Pd".
Provvedimenti economici in 7 giorni, poi voto.
Infine l'affondo sul governo Letta. Con l'ex premier che esclude ogni ipotesi di 'governicchi' e conferma soltanto la disponibilità a votare alcuni provvedimenti in materia di economia. In particolare "l'approvazione in 1 settimana" del decreto Iva, dell'abolizione della seconda rata Imu, con emendamento, e della legge di stabilità "senza aumento delle tasse. Poi - avrebbe aggiunto - si chiude e si va a votare
". Forza Italia Ravenna, esulta, chi ci vuole male rimarrà deluso, tutti uniti con il presidente Berlusconi.


lunedì 30 settembre 2013

NON LASCIO IL PAESE IN QUESTE CONDIZIONI



  • Cari Amici, la stabilità di governo è un bene se si nutre di due cose: un governo capace di lavorare bene e una maggioranza unita sulle cose da fare e fondata sul rispetto reciproco.
     Invece nelle ultime settimane abbiamo avuto un governo capace solo di rinviare, di proporre il blocco dell'Iva aumentando altre tasse, di tagliare l'Imu solo a metà per ricattare il Pdl e costringerlo a stare al governo, un governo prono rispetto ai diktat dei burocrati dell'Unione europea.
  • Abbiamo avuto il nostro maggior alleato, il PD, che si vergogna di stare in un governo "contro natura" e che per bocca di tutti i suoi esponenti di vertice annuncia l'intenzione di buttare fuori dal Parlamento il leader del partito alleato, violando la Costituzione. In questo modo assecondano gli istinti della loro base, nutrita da venti anni nell'odio contro di me e pensano di chiudere una partita che dura dal 1994.
  • Abbiamo pazientemente offerto soluzioni a ogni livello istituzionale per evitare di fare precipitare la situazione. Non ci hanno voluto ascoltare.
  • Per questo ho deciso di chiedere ai ministri PDL di dare le proprie dimissioni. So bene che è una scelta dura e impopolare. Ho previsto tutte le accuse che mi stanno rovesciando addosso in queste ore e anche lo sconcerto di parte del nostro elettorato, preoccupato giustamente della situazione economica e sociale.
  • A loro dico di non credere a coloro che da vent'anni hanno bloccato le nostre riforme per cercare di eliminarmi dalla scena politica. Sono gli stessi che oggi mi dicono di non anteporre me stesso al bene dell'Italia. Ciò non è mai stato in discussione per me e per la mia forza politica, in tutti questi anni.
  • Noi siamo quelli che negli anni Novanta hanno salvato i governi della sinistra quando non avevano maggioranza sulla politica estera. Noi siamo quelli che hanno voluto Monti, Bonino, Prodi in posizioni di vertice in Europa, perché italiani. Noi siamo quelli che non abbiamo mai lavorato all'estero contro il governo italiano quando eravamo all'opposizione. Noi siamo quelli che due anni fa hanno votato contro l'arresto di un senatore del PD, nello stesso giorno in cui loro votavano per far arrestare un nostro deputato, che fu peraltro scarcerato dopo alcune settimane. Noi siamo quelli che hanno voluto il governo Monti e il governo Letta, sperando potesse essere un governo di riforme e di pacificazione.
  • So e sappiamo distinguere il reale interesse dei cittadini. Per questo motivo, se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all'Italia, noi la voteremo. Se bloccheranno l'aumento dell'Iva senza aumentare altre tasse noi lo voteremo. Se, come si sono impegnati a fare, taglieranno anche la seconda rata Imu, noi voteremo favorevolmente. Noi ci siamo e ci saremo su tutte le altre misure utili, come il rifinanziamento della cassa integrazione, delle missioni internazionali, il taglio del cuneo fiscale.
  • A chi mi chiede di farmi da parte e accettare con cristiana rassegnazione la mia sorte giudiziaria, presente e futura, dico con la mia consueta chiarezza che lo farei senza esitazione, se ciò fosse utile al Paese, se il mio sacrificio significasse una svolta positiva nei rapporti tra politica e "giustizia".
  • Invece per come si sono messe le cose darei semplicemente il mio avallo a una situazione di democrazia dimezzata, dove non il popolo ma i magistrati politicizzati decidono chi deve governare, dove i governi sono fatti dai giornali-partito e dalle gazzette delle procure e le leggi riscritte a colpi di sentenze.Non sono sceso in campo per questo; non ho messo a repentaglio una vita di lavoro, di successi e di sacrifici per lasciare in queste condizioni il mio Paese.
  • Per questo ritengo mio dovere continuare a restare in campo, per offrire una alternativa ai poteri non democratici - perchè non eletti dal popolo - che loro sì irresponsabilmente vogliono mettere in ginocchio il nostro Paese.