martedì 19 ottobre 2010

POCO INTELLIGENTE SPOSTARE IL CONCERTO DAL MASINI PER ANNO ZERO

LETTERA DI ANTONIO CANUTI DALLA VOCE DI ROMAGNA
Giovedì scorso (14 ottobre) presso la Chiesa di S. Francesco a Faenza si è svolto il concerto della Filarmonica Ucraina (una delle rarissime occasioni di potere ascoltare una grande orchestra a Faenza), sfrattata dal palco del Masini per lasciare spazio ad alcuni collegamenti della trasmissione AnnoZero. Tralascio i giudizi artistici sull’esito del concerto che possono essere soggettivi, ma riferisco che il concerto si è svolto davanti ad un pubblico molto numeroso che ha sottolineato con lunghi applausi la prestazione dell’orchestra. Desidero invece soffermarmi su alcuni aspetti tecnici che hanno condizionato un avvenimento che poteva avere ancora migliori risultati di quelli sortiti. Il trasferimento è stato imposto dall’Amministrazione comunale e formalizzato ufficialmente 32 ore prima del concerto con la conseguenza di generare parecchi disagi, principalmente al pubblico che aveva già prenotato e pagato il biglietto, ed in secondo luogo alla macchina organizzativa che ha tamponato il più possibile le falle che si sono aperte. Un comunicato stampa e qualche avviso in Piazza Nenni sono stati ritenuti sufficienti, dagli Uffici comunali, per comunicare agli interessati il cambiamento. Sono state tante le domande che mi sono posto sul perché, ma tutte le risposte mi hanno portato ad una sola considerazione:

chiunque abbia pensato, proposto e poi imposto una tale soluzione ha dimostrato una grande incompetenza culturale e una scarsa conoscenza dei problemi organizzativi. Come si può pensare di trasferire una orchestra di 72 elementi in uno spazio così ristretto senza preparare un palco adeguato? Le ultime file di strumentisti hanno suonato nascosti alla vista del direttore e del pubblico dietro ai loro colleghi, gli altri erano accalcati in posizioni estremamente sacrificate. E chi ha deciso, ha pensato che gli orchestrali (uomini e donne) solitamente non arrivano da un viaggio con il vestito da concerto, ma che hanno diritto ad uno spazio dignitoso e attrezzato per potersi cambiare e un luogo dove lasciare le custodie degli strumenti? Mi fermo qui tralasciando di approfondire il problema del rimborso dei biglietti, i problemi di acustica che hanno penalizzato il virtuosismo degli esecutori, il sacrificio manifestato da molti per l’imprevista scomodità della sistemazione e i danni economici ricaduti sulle tasche di tutti. Naturalmente questi disagi non sono nulla rispetto a quello che accade alle lavoratrici dell’Omsa, alla perdita di una speranza per il futuro e, dopo avere rivisto la trasmissione RAI, ho capito che oltre ai guai che devono quotidianamente affrontare si sono pure sobbarcate la fatica di stare in piedi su un palco per ore senza sapere se questo ulteriore sforzo sortirà frutti. Se fossi Vauro troverei una facile ispirazione sarcastica su come sono stati distribuiti nella serata i posti in piedi, le sedie strette, le panche in legno e... le poltrone. Per i risultati negativi a livello di partecipazione della serata al “Masini” (così in trasmissione e nel sito di AnnoZero) hanno parlato per me i quotidiani in questi giorni, probabilmente l’ispiratore-organizzatore della collocazione è stato lo stesso incompetente citato prima. In conclusione, da un punto di vista sostanziale, cioè ai fini della trattativa per una auspicabile riconversione o rilancio dell’azienda Omsa, l’utilizzo del Masini a cosa è servito? Non era possibile utilizzare altre ribalte forse più rappresentative evitando di creare così tanti disagi? Mi auguro che in futuro, chi ha la possibilità di decidere possa far tesoro di questa controversa esperienza, affidandosi a consiglieri più acuti. (Giovanni Canuti)

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