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giovedì 5 novembre 2015

POLITICA ESTERA


 LIBIA Notizie infauste dalla Libia. Necessità di Pratica di Mare e di una coalizione nell’emergenza che chiami in Italia i leader delle potenze mondiali. Come farebbe Berlusconi
Che schiaffo per l’Italia dal governo di Tobruk, in particolare dal generale Haftar. Il rappresentante permanente della Libia all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha fatto retromarcia sull’allarme lanciato domenica in merito alle navi italiane in acque territoriali libiche. “Prima di muovere l`accusa che tre navi da guerra italiane siano entrate nelle acque libiche servono conferme, per ora non ho nessun riscontro”, ha detto ieri Dabbashi, il quale ha anche sottolineato di “non credere” che le unità navali fossero italiane. L’intento palese è quello di destabilizzare il percorso di pace, di influire o addirittura mandare a monte i negoziati portati avanti dall’emissario Onu Bernardino Leon.
Come sappiamo le autorità italiane attraverso il ministero della Difesa, e non quello degli Esteri, si sono affrettate a smentire la falsa notizia, ma le dichiarazioni del ministro Gentiloni, da Algeri (dove si è svolto il vertice a tre con i rappresentanti di Algeria ed Egitto per discutere i dettagli del piano redatto dall’Onu per ottenere la riunificazione politica della Libia), lasciano perplessi per intensità e vigore.
Se l’accordo di pace dell’Onu sarà approvato, promette il nostro ministro degli Esteri, “l’Italia, insieme con l’Egitto, l’Algeria e altri Paesi, è pronta a sostenere e ad accompagnare la rinascita della Libia”. In poche parole, un governo riconosciuto dalla comunità internazionale che sta trattando un accordo di pace proposto dalla comunità internazionale, attacca apertamente un Paese membro della comunità internazionale di violare le acque territoriali, e noi porgiamo l’altra guancia?
Non siamo sciocchi, capiamo il momento critico delle trattative, la volontà di sabotare l’accordo, il ruolo chiave dell’Italia per storia e posizione geografica. Ma la dignità e l’onore del nostro Paese non possono essere calpestati con così tanta leggerezza.
Per l’Italia la Libia è qualcosa di più della Siria e dell’Iraq.
Per l’Italia la Libia è il banco di prova di quanto valga a livello internazionale.
Preferire la linea morbida della diplomazia più arrendevole nei confronti degli interlocutori libici non crediamo possa essere la strada migliore da perseguire.
Questa pace, se raggiunta, sarà la più difficile da preservare e la più importante per la nostra sicurezza nazionale.
Sarebbe invece fondamentale riportare i leader delle potenze mondiali a parlarsi su territorio italiano, così come avvenne nel 2002 con Pratica di Mare, in modo tale da poter dar vita a una coalizione internazionale in grado di redimere i conflitti che stanno devastando il Medio Oriente e mettere la parola fine all’ascesa incontrollata dell’Isis. Almeno questo è quello che farebbe Berlusconi.


martedì 10 marzo 2015

LIBIA – BERLUSCONI


 Perché il 19 marzo 2011 Nicolas Sarkozy, il più ‘gheddafiano’ tra i presidenti della Répubblique, ha lanciato i suoi bombardieri contro Tripoli, tre ore prima di avvertire gli alleati – come raccontato nel libro di Hillary Clinton “Hard Choices” – e con al fianco il solito David Cameron? Si domanda Cesare Martinetti oggi su ‘La Stampa’. Noi da tempo rispondiamo a tale quesito e denunciamo il golpe che nel 2011 si perpetrò ai danni di Berlusconi e dell’Italia intera. “Un grave segreto provocherà la caduta di Sarkozy”, tuonò Gheddafi in quei primi giorni del 2011. Più esplicito fu il figlio Saif-al-Islam quando i bombardamenti francesi erano iniziati: “Abbiamo finanziato noi la sua campagna elettorale e ne abbiamo le prove”. Sembrano motivazioni più che valide per attaccare la Libia senza il consenso degli alleati e di Berlusconi in particolare
Potremmo cavalcare l’onda del ‘Berlusconi aveva ragione’, ‘è stato l’unico a capire geopoliticamente la regione e a stabilizzare il flusso di migranti’, ‘è colpa di scelte sbagliate prese dall’Europa nel 2011 se l’instabilità politica in Libia ha spalancato le porte all’Isis nel Mediterraneo’, etc, etc. Ma non ne vale la pena. Il tempo è galantuomo. Berlusconi sta dalla parte giusta della storia. E noi con lui.