LIBIA Notizie infauste dalla Libia. Necessità
di Pratica di Mare e di una coalizione nell’emergenza che chiami in Italia i
leader delle potenze mondiali. Come farebbe Berlusconi
Che schiaffo per l’Italia dal
governo di Tobruk, in particolare dal generale Haftar. Il rappresentante
permanente della Libia all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha fatto
retromarcia sull’allarme lanciato domenica in merito alle navi italiane in
acque territoriali libiche. “Prima di muovere l`accusa che tre navi da
guerra italiane siano entrate nelle acque libiche servono conferme, per ora non
ho nessun riscontro”, ha detto ieri Dabbashi, il quale ha anche
sottolineato di “non credere” che le unità navali fossero italiane.
L’intento palese è quello di destabilizzare il percorso di pace, di
influire o addirittura mandare a monte i negoziati portati avanti
dall’emissario Onu Bernardino Leon.
Come sappiamo le autorità
italiane attraverso il ministero della Difesa, e non quello degli Esteri, si
sono affrettate a smentire la falsa notizia, ma le dichiarazioni del ministro
Gentiloni, da Algeri (dove si è svolto il vertice a tre con i
rappresentanti di Algeria ed Egitto per discutere i dettagli del piano redatto
dall’Onu per ottenere la riunificazione politica della Libia), lasciano
perplessi per intensità e vigore.
Se l’accordo di pace dell’Onu
sarà approvato, promette il nostro ministro degli Esteri, “l’Italia, insieme
con l’Egitto, l’Algeria e altri Paesi, è pronta a sostenere e ad accompagnare
la rinascita della Libia”. In poche parole, un governo riconosciuto
dalla comunità internazionale che sta trattando un accordo di pace proposto
dalla comunità internazionale, attacca apertamente un Paese membro della
comunità internazionale di violare le acque territoriali, e noi porgiamo
l’altra guancia?
Non siamo sciocchi, capiamo il
momento critico delle trattative, la volontà di sabotare l’accordo, il ruolo
chiave dell’Italia per storia e posizione geografica. Ma la dignità e
l’onore del nostro Paese non possono essere calpestati con così tanta
leggerezza.
Per l’Italia la Libia è qualcosa
di più della Siria e dell’Iraq.
Per l’Italia la Libia è il banco
di prova di quanto valga a livello internazionale.
Preferire la linea morbida della
diplomazia più arrendevole nei confronti degli interlocutori libici non
crediamo possa essere la strada migliore da perseguire.
Questa pace, se raggiunta, sarà
la più difficile da preservare e la più importante per la nostra sicurezza
nazionale.
Sarebbe invece fondamentale riportare
i leader delle potenze mondiali a parlarsi su territorio italiano, così
come avvenne nel 2002 con Pratica di Mare, in modo tale da poter dar
vita a una coalizione internazionale in grado di redimere i conflitti
che stanno devastando il Medio Oriente e mettere la parola fine all’ascesa
incontrollata dell’Isis. Almeno questo è quello che farebbe Berlusconi.
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