IL GOVERNO LAVORA, COME SEMPRE. DAGLI ALTRI CHIACCHERE E VELENI.
Dobbiamo deludere gli aficionados dell’Italia dei veleni, che da ieri sera hanno tra l’altro ritrovato il loro adorato AnnoZero. Li dobbiamo deludere e confermare che il governo non si cura minimamente né di chiacchiere, né di cose altrui né tantomeno di dossier spionistici, come ha ufficialmente confermato Palazzo Chigi. Il governo si occupa di cose serie e, molto semplicemente, lavora. Nell’interesse del Paese.
Ecco perché.
· I cinque punti che Silvio Berlusconi illustrerà il 29 settembre alla Camera riguardano altrettante riforme concrete e necessarie. Il capo del governo li spiegherà al Parlamento e al Paese, e su questi, e non in altre sedi, si misureranno l’impegno, la lealtà e la buona fede di tutti gli eletti nel centrodestra, e non solo.
· I cinque punti riguardano tasse, federalismo, Mezzogiorno, giustizia, sicurezza. Sfidiamo chiunque a dimostrare che non siano queste, e non altre, le cose che interessano sul serio l’opinione pubblica, le famiglie, tutti i cittadini indipendentemente dalle loro opinioni politiche.
· Su questo programma per la seconda parte di legislatura, su questo nuovo patto con il Paese, il presidente del Consiglio ha lavorato per tutta l’estate – mentre gli altri chiacchieravano – e chiede il consenso e l’impegno del Parlamento. Della sua maggioranza, eletta per questo, e se possibile degli uomini liberi e dei moderati anche dell’opposizione. E’ questo il dovere di ogni capo di governo che interpreti seriamente il proprio ruolo, altro che “mercato”.
· Se l’impegno ci sarà, se il patto elettorale verrà mantenuto, il governo andrà avanti con nuova forza e vigore, con orizzonte 2013. Diversamente non si potrà che rivolgersi di nuovo alle urne: così si fa in ogni democrazia. E anche qui non abbiamo dubbi che le eventuali elezioni non faranno che confermare, e rafforzare, il centrodestra e Berlusconi.
Al di fuori di questo passaggio, il governo continua ovviamente a lavorare su tutto il resto, e non si tratta certo di ordinaria amministrazione.
· Esattamente come previsto e detto dal premier e dal ministro Giulio Tremonti, la crisi non è finita. E’ terminata ufficialmente la recessione, negli Usa e in gran parte dell’Europa, tra cui l’Italia. Ma gli strascichi di quanto è accaduto negli ultimi tre anni si sentono, in particolare sull’occupazione. Il dato diffuso ieri vede la disoccupazione italiana all’8,5 per cento. È al di sotto della media europea, ma non è da prendere alla leggera. Naturalmente le statistiche non dicono tutto: non tengono per esempio conto del sommerso né dei doppi lavori.
· In ogni caso, sia i meccanismi anticrisi attivati oltre un anno fa, sia i nuovi contratti di lavoro che corrispondono alla riforma del governo – dalla Fiat all’Alitalia – consentono di mantenere nel nostro Paese aziende e settori strategici. Ne trarremo pienamente i benefici quando la crisi sarà passata.
· Il rigore nella gestione dei conti pubblici è un altro paracadute efficace. Dopo la Grecia, la Spagna, il Portogallo, stiamo assistendo ora al rischio Irlanda. Non si può derogare dalla corretta gestione del debito, del deficit e della spesa pubblica. Non si può fare finanza allegra come chiede l’opposizione. L’Italia non è, e non è mai stata, tra i Paesi a rischio. Le nostre aziende e le nostre banche sono sane. I conti pubblici sono in regola: quando Berlusconi e Tremonti dissero queste cose e presero questi impegni due anni fa, la sinistra li definì “piazzisti”. Il tempo è come sempre galantuomo.
· La riforma della scuola, ed in particolare dell’università, sta decollando e raccoglie consensi di tutti gli esperti realmente indipendenti. Ci si accorge ora di quanto, marce di protesta e accuse di “distruzione della cultura”, fossero totalmente strumentali. Da molti anni la scuola non formava più, e da molti anni l’università serviva principalmente alle carriere di docenti e baroni. Tutti hanno verificato l’esistenza di migliaia di cattedre inutili, create dalla sinistra per soddisfare il proprio elettorato. Tutti hanno visto come finora gli studenti fossero l’ultima preoccupazione dell’apparato scolastico, l’ultima ruota del carro. Il governo ha totalmente ribaltato la situazione. Ci vorrà tempo, ma è la prima vera e seria riforma della scuola che si fa in Italia, e che va nella direzione giusta.
· Nelle vicende bancarie degli ultimi giorni, in particolare l’Unicredit, il governo ha tenuto un comportamento impeccabile, sia da Palazzo Chigi sia dal ministero dell’Economia. Non ha fatto manovre, non ha favorito cordate di amici, ha badato esclusivamente al bene e alla tenuta del sistema del credito. Comportamento ben diverso da quello della sinistra – e non solo – in occasioni passate.
· La politica estera continua ad essere fonte di successi: non diplomazia di facciata e pacche sulle spalle come nei decenni scorsi, ma accordi e rapporti personali di sostanza. Se una potenza come la Russia si preoccupa della nostra stabilità politica, se l’Egitto chiede all’Italia di intervenire nel processo di pace tra Israele e palestinesi (argomento al centro dell’intervento di Barack Obama all’Onu), se la Francia indica l’Italia come esempio e alleata nella lotta alla clandestinità, tutto questo qualcosa vorrà dire. Il nostro Paese, il nostro governo, intende la politica estera come difesa degli interessi nazionali, grandi e piccoli, e gli altri ce ne danno atto.
L’elenco potrebbe proseguire. Ma già basta ed avanza per confermare ciò che abbiamo detto all’inizio: il governo lavora, come sempre. Tutto il resto lo lasciamo agli altri, alle loro chiacchiere inutili, ai loro veleni, alla loro fantasia
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