pubblico
(nell’ultimo periodo). Il tutto a prescindere dai “fondamentali” dell’economia
reale e dai risultati di finanza pubblica raggiunti (avanzo di bilancio al 5%
nel 2011). Insomma la bolla negativa ha avuto buon gioco nel condizionare la
realtà per ragioni di congiuntura internazionale, ma soprattutto di masochismo
interno. Anche il governo Monti vive
dentro una bolla che prescinde dalla realtà: infatti, mentre il presidente del
Consiglio registra i più grandi successi mediatici – dalla copertina del Time,
alla televisione che racconta straordinarie storie di successo della sua azione
di governo, agli applausi scroscianti nel Parlamento europeo – tutti gli indici
macroeconomici hanno nel contempo segno negativo, il Paese subisce tre
declassamenti in un mese, 34 banche si vedono tagliare il rating, siamo in
recessione e l’outlook rimane negativo. Anche lo spread continua a viaggiare su
valori alti, in media nei primi 100 giorni di Monti superiori di circa 90 punti
base rispetto a quelli del precedente governo (nei suoi ultimi 100 giorni di
passione). In questo caso, però, la bolla mediatica non riesce a prendere in
giro la realtà.
E la
spiegazione è presto detta: l’attività dell’esecutivo Monti è in stallo. Nei
primi cento giorni solo un decreto, tutto tasse e la sola riforma delle
pensioni (rectius: l’ultimo miglio della riforma delle pensioni), è stato
convertito in legge dal Parlamento; un secondo decreto timido timido, che
dovrebbe liberalizzare il mercato interno, ma che non contiene la parola
liberalizzazioni neanche nel titolo, è nel pantano; il terzo decreto sulle
semplificazioni, invece, non ha iniziato neppure il proprio iter in Parlamento,
dopo due false partenze; la riforma del mercato del lavoro, infine, è ancora
nella mente degli dei (tra tavoli e tabù).
Urge,
dunque, una doppia operazione verità: svelare la stucchevole perversione della
bolla negativa del passato, per cominciare a muoversi, oggi, con i piedi per
terra, in un parallelo sentiero virtuoso che si basi sui fatti. Il rischio, in
caso contrario? Un tragico risveglio all’insegna del “si stava meglio quando si
stava peggio”. Il più consapevole di tutti è proprio Monti che, con la scelta
di non candidare Roma alle Olimpiadi del 2020, ha dimostrato, da economista, di
conoscere come stanno le cose. Senza farsi condizionare dalla bolla in cui pur
è immerso.
La realtà
non fa sconti: c’è la recessione (due trimestri consecutivi con il segno meno
del pil), e in peggioramento; nessun protagonismo dell’Italia in Europa (contro
l’asse Sarkozy-Merkel); totale mancanza di iniziativa del governo per intaccare
il debito e per fare sviluppo.
Morale.
L’Italia vive in maniera sempre più dissociata la sua luna di miele con il
tecnico Monti, come ieri sembrava ossessionata dall’eletto Berlusconi. A quando
un po’ di normalità? A quando giornali e televisioni a raccontare i fatti, solo
i fatti, nient’altro che i fatti? A scherzare col fuoco si finisce bruciati,
oltre che comprati e venduti.: Il Giornale
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