E’ morto Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica dal 1992 al 1999, ex magistrato e “parlamentare a vita”: è stato infatti deputato dal primo parlamento all’ultimo, senza nessuna interruzione di mandato. Aveva 93 anni, e con il rispetto (doveroso) per la morte di un uomo, ci permettiamo di ripetere le cose che qui, da sempre, abbiamo scritto su di lui.
Tutti, oggi, lo ricordano come “difensore della Costituzione” o con espressioni del tipo “custode della Carta”: che è un modo, elegantissimo, per non dire nulla. E’ come ricordare un panettiere perchè “faceva il pane”, o un muratore perchè “costruiva muri”. E’ una tautologia. Infatti un Presidente della Repubblica è il difensore della Costituzione, per definizione.
La verità è che Oscar Luigi Scalfaro è stato il peggior presidente della storia della Repubblica: davvero, il peggiore. Senza dubbio alcuno.
Già la sua elezione venne salutata dagli italiani in un modo molto negativo. Rinferschiamoci la memoria:
Ma il suo mandato venne segnato dall’onta del ribaltone: con un gioco di palazzo, con un inciucio indegno e incivile, il Presidente Scalfaro cacciò il governo eletto (il primo Berlusconi, era il 1994). Lo ricordiamo per aver sovrapposto la propria personale volontà alla sovranità popolare: in realtà mai fedele al ruolo di garante della Costituzione, mai al di sopra delle parti, ebbe una ossessione maniacale per Silvio Berlusconi. Il suo vero capolavoro politico fu il già citato ribaltone, con le elezioni prima promesse poi negate, poi continuamente rinviate per sfinire l’allora Polo e per dar tempo all’Ulivo di trovare un candidato (poi spuntò infatti Romano Prodi).
Sulla presidenza Scalfaro (con premier Ciampi) è ancora ben presente e ingombrante un altro atroce interrogativo: la resa dello Stato con la mafia. Perchè? Cosa spinse lo Stato - fermo e gelido nel 1978 con gli spietati brigatisti rossi, sequestratori e assassini di Aldo Moro e degli agenti della scorta del presidente della DC - a togliere dal carcere duro e a trattare con i boss stragisti, in primis il sanguinario Capo dei Corleonesi, “zu Totò” Riina?
Oscar Luigi Scalfaro, tra le altre cose, godeva di una pensione di anzianità maturata dopo un lavoro di soli tre anni. Sì, esatto: 5.000 euro (più ovviamente tutte le altre indennità) con tre anni di contribuiti. E nonostante questo, Scalfaro riusciva a prendersela con i privilegiati: “Basta con le pensioni d’oro. C’è chi ha troppo e chi ha niente. Ci sono cifre che danno le vertigini. Non è accettabile”. Lui era così: coerente con gli altri, incoerente con se stesso.
L’abbraccio al Partito Democratico, la continua ossessione verso Silvio Berlusconi (che recentemente paragonò a Hitler) e la simpatia verso girotondini e popolo viola, sono in grado di garantire al defunto Oscar Luigi Scalfaro ricordi, pensieri e la solita buona stampa. Ma è tutto falso.
Addio, peggior presidente della storia della Repubblica.
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