mercoledì 21 marzo 2012

SCOVATI QUASI 6 MILA FABBRICATI FANTASMA DALL’AGENZIA DEL TERRITORIO IN PROVINCIA DI RAVENNA.



LA SINISTRA NON HA VISTO TANTI FABBRICATI, FORSE TROPPO IMPEGNATA NELLO SCUDO FISCALE DI TREMONTI?
Sono quasi seimila le “case fantasma” fatte emergere dai minuziosi controlli dell’Agenzia del Territorio in  provincia di Ravenna fino a fine 2011. Per la precisione non si tratta solo di abitazioni ma, come le definisce l’ente territoriale, unità immobiliari che comprendono anche magazzini, garage e altre tipologie di edifici, mai dichiarate e quindi sconosciute al registro catastale. L’indagine ha riguardato fabbricati non regolarmente censiti nelle mappe territoriali e quindi non assoggettati (o non aggiornati) a rendita catastale dai proprietari, con conseguente evasione fiscale. Il piano di ricognizione, avviato dall’Agenzia del Territorio dal 2008 lungo tutto il Paese, si è avvalso della sovrapposizione di foto aeree ad alta definizione sulla cartografia catastale esistente. Nella provincia di Ravenna si rileva che attraverso le indagini dell’Agenzia del Territorio locale le cosiddette “particelle del catasto terreni” identificate e pubblicate sono 9.378 e riguardano: 5.303 fabbricati con rendita, definitiva o presunta; 3.882 fabbricati che non richiedono accatastamento; 119 fabbricati “non visualizzabili” e quindi soggetti ad ulteriori verifiche sul campo. Con un saldo di 74 unità immobiliari ancora da accertare nel corso del 2012. Entrando nei dettagli dell’attività di regolarizzazione dei fabbricati non dichiarati o aggiornati alla luce di “varianti” non registrate si valuta un recupero di rendita catastale (con relativo gettito fiscale) di oltre 4 milioni di euro. REGOLARIZZAZIONI 2011 -Abitazioni: unità immobiliari 1.880 rendita catastale 1.279.161 euro, magazzini unità immobiliari 870. rendita catastale 214.325 euro. Autorimesse unità immobiliari 818 rendita catastale 97.076 euro: altri fabbricati unità immobiliari 2.287 rendita catastale 2.463.106 euro. Totale unità immobiliari 5.855 rendita catastale 4.053.668 euro
A pensare che la sinistra emiliano romagnola si è sempre dichiarata la “migliore” ma quando le sue amministrazioni devono controllare il territorio sono fortemente carenti perché???, ma sono capaci “strillando” di utilizzare il Condono di Tremonti.




Il capillare confronto ha reso possibile l’individuazione in Italia di 2.228.143 particelle del catasto terreni, nelle quali si è constatata la presenza di potenziali fabbricati non presenti nelle banche dati catastali. Da cui l’attività di regolarizzazione dei fabbricati mai dichiarati o che hanno subìto variazioni non dichiarate dai proprietari. «L’intera operazione ha consentito di individuare a livello nazionale 1.081.698 unità immobiliari di diverse tipologie a cui è stata attribuita una rendita (definitiva o presunta) pari a 817,39 milioni di euro – sottolinea una nota della direzione generale dell’Agenzia del Territorio
Questa azione di recupero dei fabbricati mai dichiarati, oltre ai risvolti civilistici connessi all’identificazione del patrimonio immobiliare ed a migliorare la trasparenza del mercato, ha un effetto significativo sul recupero dell’evasione nel comparto. Il Dipartimento delle Finanze ha stimato che la maggiore rendita iscritta in atti, sia con le procedure standard di adempimento da parte del proprietario sia con l’attribuzione di una rendita presunta da parte dell’Agenzia del Territorio, determina un maggiore gettito quantificabile, ai fini Imu, in circa 356 milioni di euro, ai fini dell’imposta sui redditi (Irpef e cosiddetta “Cedolare secca”) in circa 110 milioni di euro e ai fini dell’Imposta di registro sui canoni di locazione pari a circa 6 milioni, per un gettito stimato complessivo, erariale e locale, pari a circa 472  milioni di euro. Si deve inoltre tener conto che la normativa vigente prevede il recupero delle imposte per gli anni precedenti e ciò andrà a produrre un ulteriore considerevole recupero di gettito fiscale in termini di accertamenti e ruoli». Alla tavola del gran condono di Tremonti fra il 2002 e il 2004 si è seduta tutta la sinistra, e viste le cifre in gioco (gli allora democratici di sinistra si sono condonati un problemino da una quindicina di milioni di euro), si può ben dire che gran parte della opposizione attuale sia nata dal condono fiscale. Tremonti lo fece e si prese i fischi, loro a piene mani ne approfittarono. Lo fece l’ex società editrice dell’Unità, l’Arca spa che poi si trasformò in immobiliare. Nella nota integrativa del bilancio 2003 rivelò l’adesione al condono tombale “con un onere complessivo di euro 51.936”. L’anno successivo spiegò che c’erano state “sopravvenienze attive” per 1.664.266 euro “per minori debiti verso erario scaturiti dall’adesione al condono”. Insomma con 52 mila euro si erano risparmiati 1,6 milioni e non è niente male. Aderì al condono anche la Nuova Iniziativa Editoriale spa, attuale società editrice dell’Unità, pagando 38.204 euro e mettendo nella “tomba fiscale” un ingente debito tributario “sia per imposte dirette che per Iva non versata”. Non si spiegò quanto fosse relativo all’una e all’altra imposta, ma è certo che quel condono Iva è stato annullato dalla Corte di Giustizia europea e che la società editrice dell’Unità grazie a una sentenza della Corte Costituzionale di fine luglio scorso potrebbe ora essere inseguita dall’Agenzia delle Entrate come evasore Iva dell’epoca. Il nuovo condono di cui si vociferava in queste ore in Parlamento era pensato proprio per salvare contribuenti sfortunati (maldestri o meno che fossero) come l’editore dell’Unità.

Sono decine le altre società controllate direttamente o indirettamente dagli allora Democratici di sinistra che hanno messo una pietra tombale sulle proprie disavventure fiscali grazie all’ultimo condono di Berlusconi e Tremonti. Ci sono le immobiliari che avevano gran parte delle sedi Ds, comprese le controllate territoriali (aderì al condono ad esempio La Reggiana immobiliare) o altre dirette controllate come la Libreria Rinascita di Roma o la Sevar, sempre con  sede nella capitale. Il condono è una parola magica in casa della sinistra italiana: non si dice, si insulta pure chi ha l’idea, ma poi di notte tutti lo fanno. Quello fiscale, come quelli di ogni tipo. Il Pd si è messo da parte un bel gruzzoletto (come fecero Ds, Pds, Pci o Ppi e Margherita che ne sono gli eredi storici) grazie ai supercondoni sui manifesti politici. Le società immobiliari non hanno mancato adesione a condono edilizio. È l’iprocrisia che domina a sinistra, non l’avversione a sanatorie utilizzate come carezze in casa propria. E anche chi strepita di più contro quste nefandezze, come il presunto leader del popolo anti-casta, Beppe Grillo, in casa sua non ha mancato l’appuntamento con il doppio condono di Tremonti. La Gestimar, controllata da Grillo insieme al fratello Andrea, aderì al tombale 1997-2001 pagando 2.500 euro. L’anno successivo aderì al prolungamento del condono tombale versando altri 1.369 euro. Beppe, che strepitava contro i “favori agli evasori” fatti con quella legge, nel 2005 insultò la giornalista (Fosca Bincher) che aveva rivelato la storiella: “E’ un travestito, non le rispondo”. Poi anni dopo, durante il V-day di Bologna ammise la pecca “per regolarizzare 500 euro”. Più che un Grillo, sarebbe stato un grullo: nessuno pagherebbe quasi 4 mila euro per evitare di versarne 500. Solo che i veri grulli siamo tutti noi che ci siamo bevuti la versione di Grillo...di Franco Bechis





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