IL GOLPISMO DI REPUBBLICA E L’ANTICOSTITUZIONALE “PROGETTO SPINELLI”
Denunciare il pronunciamento golpista di Alberto Asor Rosa è stato ed è utile. La tribuna che prepara ogni giorno il terreno a simili sconcezze, il quotidiano la Repubblica, si è spaventata e si è affrettata a processarlo in una grassa pagina per la sua goffaggine impudente, chiamando “sparata” la sua uscita sul manifesto e stimolandolo a un’autocritica pelosa, che non c’è stata salvo una mezza marcia indietro nello stile dell’uomo, dell’italianista e dell’ideologo combattente, che è uno stile obliquo. Veltroni, Enrico Letta e altri capi del Pd, alcuni dei quali hanno lodevolmente firmato il nostro appello in difesa della democrazia liberale e costituzionale, si sono sbracciati a dire che quelle di Asor Rosa – una prova di forza contro la sovranità delle Camere con l’appoggio di Carabinieri e Polizia di stato – sono tesi inaccettabili. Il direttore di Repubblica ha castigato il suo collaboratore addirittura parlando di “imbecillità”. Un passettino in avanti, ecco. Ma l’apparenza non è tutto. C’è la sostanza. La sostanza è che Asor Rosa si difende così: il mio appello golpista sarà anche stato una forzatura, ma l’ho fatta per rendere più chiara la premessa, cioè che l’Italia è governata da un delinquente che esercita un dispotismo il cui esito è l’attuale affossamento della democrazia, che a questo punto deve difendersi con il pennacchio dei Carabinieri, scagliato contro le Camere e il popolo elettore. La cricca Scalfari non è mai arrivata a invocare la forza pubblica per rimuovere l’ingombro delle Camere, conclusione forzante di Asor Rosa che ne fa parte (il solito compagno che sbaglia), ma in fatto di premesse, che quella conclusione mette in luce, è madre e maestra.
Tutti i giorni da alcuni anni il presidente del Consiglio è descritto come un malato, un delinquente, un imbroglione, un caporione politico impegnato nello svuotamento della legalità e della democrazia. Insomma: un tiranno capriccioso che si fa beffe di ogni regola e calpesta la Costituzione. Chi volesse smentire questa nostra asserzione dovrebbe smentire che l’acqua disseta, il cibo sfama e l’amore senza
preservativo di norma porta con la cicogna tanti bei bambini. Vaste programme, come diceva il generale De Gaulle, impresa piuttosto difficile.
In un sillogismo non c’è conclusione senza una correlata premessa. La cricca Scalfari scrive la premessa, e il professore tira la conclusione logica. Ma la premessa di una tirannia operante non basta. Repubblica, per la penna di Barbara Spinelli, editorialista che ha lasciato la Stampa di Torino per la sua presunta timidezza nella lotta, ha apertamente teorizzato un certo metodo per liberarsi dell’autocrate, quando sembrava che Fini avrebbe dato il colpo di grazia al governo Berlusconi, nel novembre del 2010: né un governo tecnico appoggiato da una maggioranza di ribaltone e incaricato di cambiare la legge elettorale in senso più vantaggioso per il centrosinistra né il voto potrebbero mai risolvere la questione dell’eliminazione del tycoon che ha rimbecillito gli italiani con le sue tv; ci vuole un governo di unità costituzionale che renda Berlusconi ineleggibile per legge, e solo dopo si può andare a votare. Mauro ieri nella riunione di redazione del suo giornale, lamentando rozzamente il nostro proditorio attacco alla sua linea di lotta, e castigando il suo collaboratore Asor Rosa come un “imbecille”, ha detto che non c’è una riga di Repubblica che si possa citare per dimostrare una propensione al golpe. Ora io chiedo ai lettori se il “progetto Spinelli” non sia, come scrissi subito, “inconsapevolmente golpista”, e l’avverbio “inconsapevolmente” era una timida concessione di buona fede a una scrittrice di politica che un tempo, quando rifletteva in modo sensato su giustizia e politica, mi capitò di stimare. Procurarsi una maggioranza, rinviare le elezioni dovute agli italiani che ne avevano eletta un’altra, dichiarare per legge l’eliminazione del competitore, e poi andare a votare: se questo non è letteralmente un golpe costituzionale, che cos’è un golpe costituzionale? La novità, ferale per questi scombinati piagnoni e virtuisti della cricca, è che uno di loro è passato, per impudenza e per goffaggine, a illustrare la conclusione anticostituzionale che deriva dalla premessa di golpismo costituzionale da loro elaborata.
Non so se il presidente del Consiglio e il suo partito abbiano voglia di continuare a fronteggiare la cricca Scalfari con le barzellette sul bunga bunga. Sono utili anch’esse, perché di una tragicommedia si tratta. Ma se non dovessero passare all’attacco in un caso come questo, se non fossero capaci di promuovere una ribellione di cultura e di coscienza contro simili posizioni, in difesa della democrazia e della Costituzione, meriterebbero alla fine l’arrivo dei Carabinieri e della Polizia di stato. Giuliano Ferrara – Il Foglio – 15/04/2011
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