martedì 14 giugno 2011

BOLLITO REFERENDARIO

Il leader politico gay Niky Vendola
Un commento sui referendum

Di Davide Giacalone - Guai a credere che ci sia un problema di comunicazione, ieri relativa alle capacità dei candidati e oggi riguardante la propaganda referendaria. Il problema è di sostanza. Le grandi forze politiche, il Pdl e Lega come il Pd, sono scappate alle proprie responsabilità, hanno tradito ogni coerenza riformista e quanti si sono detti liberali hanno dimostrato, nei fatti, di non sapere neanche di che stavano parlando. La contabilità referendaria, la chiamata a stabilire se la maggioranza degli italiani avrebbe seguito le indicazioni e le suggestioni del governo o dei suoi oppositori, premia questi ultimi. E’ evidente. Si tratta di un orientamento possente, capace, nel giro di tre settimane, di portare l’unico governo occidentale che non aveva perso elezioni intermedie a divenire un governo senza seguaci nelle urne. Chi crede di potere opporre qualche trovata fantasiosa è peggio che un illuso: è fuori dal mondo. Il governo ha disatteso le promesse liberali. Non solo per le cose che non è riuscito a fare, ma anche per quelle che non ha avuto il coraggio e la dignità di difendere. Avevamo avvertito che la fuga davanti alle urne referendarie avrebbe portato male e oggi, infatti, la maggioranza di centro destra può comodamente sommare la sconfitta nel merito dei quattro quesiti con la sconfitta politica del quorum. E’ stata una pessima idea puntare su un decreto legge che non ha cambiato nulla, se non mostrare imperizia specifica e destinazione politica del voto. Non si può ripetere, per una legislatura, che entro la fine della stessa sarà avviato il ritorno al nucleare e, poi, non far nulla di conseguente, salvo disertate il campo di battaglia. E’ stato un errore puntare sullo slittamento del voto, che anziché depoliticizzare lo scontro ne ha moltiplicato l’onda d’urto. Si dirà: è facile, con il senno del poi. No, lo avevamo scritto prima.


Il quesito sull’acqua andava gestito in maniera razionale, spiegando le ragioni della legge, raccontando il senso delle direttive europee, avvertendo che le tariffe aumenteranno comunque. Solo che aumenteranno anche gli sprechi. Invece s’è fatto finta che fossero affari d’altri. La politica non è l’arte di prendere voti, come le tifoserie sembrano convinte, e neanche quello di fregare gli avversari, è lo sforzo di convincere, d’indirizzare, di parlare, dopo avere ascoltato. Se questa è la condotta davanti ad una questione specifica, anche facile da argomentare, chi mai potrà credere che la maggioranza sia in grado di promuovere quale che sia privatizzazione o restituzione al mercato di spazi inefficientemente occupati dallo Stato?

Il quarto quesito è un capolavoro al negativo. Votando contro il legittimo impedimento gli italiani hanno votato contro Silvio Berlusconi. Chi sostiene il contrario si faccia benedire. Ma quella legge, quand’era in vigore, non è servita minimamente a preservare il presidente del Consiglio dai processi. Avevamo ragione noi: legge inutile, quindi sbagliata. Il prezzo politico che pagano per averla voluta è il doppio di quel che sarebbe costata una seria, profonda e necessaria riforma della giustizia. Al termine della quale avrebbero anche potuto proporre una cancellazione generale (si chiama amnistia). Ma, per due legislature, per otto anni, non ne sono stati capaci. Non solo, con i loro errori hanno bruciato anni di nostre battaglie garantiste e contro la giustizia politicizzata, coprendo tutto lo spazio con questioni personali. Se lo mettano in testa: non sono i travagliati, i grillati o i dipietrati ad avere battuto il centro destra, è l’elettorato moderato, desideroso di credere che cambiare l’Italia sia possibile, a sentirsi trattato come mandria da urna. Il quorum parla forte e chiaro. Chi è sordo sarà cancellato.

Con le promesse del centro destra è travolta anche la presunta identità liberale della sinistra. L’umiliazione subita dal Pd, il suo doversi piegare a cose in cui non crede, allo sbandieramento di ciò che gli ripugna, tanto sull’acqua quanto sul nucleare (ma anche sul quarto quesito, perché non hanno il coraggio di dire che si deve tornare all’immunità parlamentare, di cui essi stessi si servono, al Parlamento Europeo), li consegna prigionieri di un massimalismo dissennato e antimoderno. Che già li divora. Anche la sinistra di governo paga un prezzo sproporzionato: batte Berlusconi, ma solo a patto di rinnegare sé stessa. La legislatura è bollita ( si sarebbe dovuta troncare da tempo). Non c’è spazio per governi di transizione, dato che nessuno è in grado di rompere le alleanze di cui è prigioniero. Il voto amministrativo e quello referendario tumulano il bipolarismo, consegnandolo nelle mani dei necrofori estremisti. Il bipolarismo di chi vuole i ministeri itineranti e i debiti crescenti non è una barzelletta: è un incubo. Sullo sfondo c’è la realtà: dentro l’euro ci si può stare solo riformando in senso liberale, cosa di cui non sono capaci. Fuori dall’euro si può solo declinare, drogandosi nel frattempo. Ammesso che qualcuno se ne occupi e preoccupi.

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