Nell'incapacità di pensare al futuro del Paese, Pd e Cinque
Stelle si contendono l'eredità politica di Berlinguer
Andrea Indini- Tra un vaffanculo
strozzato in un urlo rauco e un guascone paragone con Adolf Hitler, Beppe
Grillo riesuma Enrico Berlinguer. La campagna
elettorale del Movimento 5 Stelle si chiude così, con un'immagine inquietante:
piazza San Giovanni che scandisce il nome dell'ex leader del Pci. Il comunismo vive e lotta in mezzo a noi. Il
comunismo o una parodia di esso. Perché, mentre la disoccupazione schizza al
13%, la crescita del pil torna sotto lo zero e i consumi sono vicini al
collasso, la rivoluzione stellata guarda, con pericolosa e allarmante
nostalgia, a un passato che noi tutti avremmo voluto rimanesse relegato ai
libri di storia. "Il
comunismo è morto perché è stato applicato male - dice Grillo - ma magari
poteva essere una bella idea". Due piazze, quella di Firenze
e quella di Roma. Si urlano addosso. Alla chiusura della campagna elettorale
del M5S accorre anche Gianroberto Casaleggio e, in un monocorde
discorsi ai militanti grillini, cavalca la polemica sulle spoglie di
Berlinguer. Un braccio di ferro insulso che trova spazio nella vacua contesa
tra l'Ebetino e Beppegufo. "Quando
il cosiddetto premier ha detto a Grillo di sciacquarsi la bocca non sapeva cosa
stesse dicendo", ha tuonato ieri sera Casaleggio chiedendo
alla piazza di inneggiare a Berlinguer "in
modo che lo sentano fino a Palazzo Chigi". E, scattando
sull'attenti, i presenti hanno rigurgitato, in un boato cacofonico, il nome del
politico comunista senza sapere nemmeno il perché. "Ber-lin-guer,
Ber-lin-guer!". Un
tifo da stadio che ha riportato alla memoria i giorni del "Ro-do-tà,
Ro-do-tà!" nella lotta per lo scranno del Quirinale. "Berlinguer in una famosa intervista
lanciò la questione morale - ha incalzato Casaleggio - ma il Pd di
oggi ha nel suo dna solo la questione immorale". Peccato
che, al pari di altri vecchi comunisti che ancora oggi ricoprono alte cariche
dello Stato, Berlinguer guidò un partito che prosperò grazie ai fondi neri
quell'Unione sovietica che progettava l'annientamento dell'Occidente e, quindi,
dell'Italia.
"Il Movimento 5
Stelle è l'unico partito che porta avanti la questione morale di Berlinguer -
spiega Grillo - siamo gli unici a portare avanti la sua eredità". Già allora Berlinguer
aveva diviso, con violenza, l'Italia in due. Da una parte la sinistra
moralmente superiore, dall'altra la destra moralmente inferiore. Una divisione
dettata dalla mera appartenenza politica, una spaccatura etica che ancora oggi
fa sentire la sinistra faccendona e arruffona sempre e comunque superiore.
Questo l'insegnamento di Berlinguer che, in un'Italia devastata dalla crisi
economica e dall'incapacità del terzo governo non eletto dal popolo, i grillini
guardano con cieca ammirazione, non senza far ribollire la bile dei piddini.
Tanto che addirittura Matteo Renzi, da sempre guardingo dalle analogie col passato
comunista del Pd, è subito corso a citare aforismi del Caro leader: "Non lancio anatemi, sono espressione
di fanatismo, e c'è troppo fanatismo nel mondo, disse Berlinguer nel 1981.
Altro che il fanatismo pentastellato... Loro sono la paura, noi siamo la
speranza. Loro evocano il terrore, noi diamo fiducia". La
lite tra il premier e il comico è una farsa che guarda al passato nell'incapacità
di pensare al futuro del Paese. E, mentre Pd e M5S si contendono "l'eredità politica di
Berlinguer", il Paese affonda.
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