di Andrea Alberizia. Il sindaco uscente di Russi e candidato alle
elezioni del prossimo 25 maggio per il secondo mandato, Sergio Retini
(Pd), deve restituire 200mila euro alle casse pubbliche del Comune per
contributi pensionistici versati a suo favore dall'amministrazione a seguito di
una presunta irregolarità. Di questo è convinta Forza Italia
che ha presentato un esposto alla procura e alla corte dei
conti per chiedere un'indagine e accertare l'esistenza di eventuali
reati. Di tutt'altro parere il Partito democratico
che difende il suo uomo: «Tutto è chiaro e non c'è niente da nascondere, né
tanto meno di irregolare». Per capire la vicenda occorre
una necessaria premessa: un decreto legge del 2000 prevede che gli enti locali
versino i contributi previdenziali e assistenziali per quei
lavoratori che vengono collocati in aspettativa dal proprio datore di lavoro
per svolgere l'attività amministrativa. L'entità dei contributi a carico
dell'ente è pari a quanto avrebbe versato l'azienda sulla base
dell'inquadramento contrattuale al momento dell'aspettativa. Secondo i forzisti
l'assunzione di Retini al Ciclat (consorzio presieduto da Gianfranco
Bessi, ex presidente della Camera di Commercio e padre dell'attuale
vicepresidente della Provincia), avvenuta poche settimane prima delle elezioni
2009, sarebbe stata in realtà fittizia per fare in modo che la sua futura
pensione fosse alimentata dagli oneri pensionistici a carico del Comune. L'esposto
è firmato da Pietro Vanicelli e Angelo Cellini,
consiglieri comunali in Piazza Farini, che hanno messo in fila alcune date e
circostanze a sostegno della propria accusa. Per prima cosa la data di
assunzione al Ciclat: le elezioni di cinque anni fa si tennero il 6-7
giugno e Retini entrò nei ranghi del consorzio a cominciare dal 2 marzo
(contratto da 14 mensilità di circa 8mila euro netti ognuna),
dopo aver lasciato un incaricò da funzionario sindacale alla Cisl (segretario
nazionale Fai, settore alimentare). In secondo luogo l'effettiva
presenza al lavoro: l'aspettativa iniziò da settembre
ma i sei mesi precedenti,
divisi tra gli ultimi di intensa campagna elettorale e i primi da neoeletto, lo
videro spesso lontano da Bologna dove era assunto. In terza battuta le
mosse di Ciclat: «Perché assumere una persona in un momento in cui la
possibilità che vincesse le elezioni, e quindi fosse destinato ad altri
impegni, era già forte e soprattutto poi non sostituirlo con una nuova
assunzione quando è entrato in aspettativa?».
Qualche risposta, pur non entrando davvero nel
merito delle questioni sollevate, prova a fornirla il Pd con una nota inviata a
seguito della conferenza con cui Fi ha presentato l'esposto: «Dopo le primarie
di coalizione per la scelta del candidato sindaco, nel 2008, Sergio Retini si è
dimesso dal sindacato per il quale lavorava da decenni perché il suo nuovo
ruolo politico era incompatibile con il regolamento del sindacato, ha cercato un nuovo lavoro ed è stato assunto da una
cooperativa di Ravenna come dirigente con un trattamento
analogo a quello precedente. Dopo la sua elezione a sindaco di Russi nel giugno
2009 ha continuato anche il lavoro da dirigente per alcuni mesi, e solo a
settembre 2009 ha deciso di mettersi in aspettativa per potersi dedicare a
tempo pieno al suo incarico da sindaco (stipendio mensile di circa 1.700 euro
netti, ndr), che per cinque anni ha ricoperto con totale dedizione. Se cinque
anni fa non avesse vinto le elezioni avrebbe continuato il suo lavoro, se non
vincerà le prossime elezioni tornerà al suo lavoro fino alla pensione come
tantissimi altri amministratori».
La
vicenda anima, ad alterne riprese, il dibattito politico russiano già dal 2010.
Ora l'esposto. Difficile non notare un tempismo particolare in coincidenza
delle elezioni imminenti. Risponde Marco
Bertozzi, ex consigliere comunale a Ravenna per Forza Italia e
collaboratore per la stesura della denuncia nelle vesti di avvocato: «La
vicenda di Josefa Idem,
indagata per una questione molto simile, ci ha indotto a ritenere che i tempi
fossero opportuni per eseguire gli stessi accertamenti su Retini dopo aver
denunciato politicamente per anni la situazione». E proprio una riflessione
politica è quella con cui Bertozzi chiude il suo ragionamento: «Per tutta la
campagna elettorale del 2009 Retini si presentato come sindacalista e mai come
dirigente Ciclat quindi di fatto nascondendo la verità. Perché?».
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