lunedì 12 maggio 2014

RUSSI, FORZA ITALIA CONTRO IL SINDACO PD “ RESTITUISCA 200MILA EURO DI CONTRIBUTI ESPOSTO IN PROCURA DOPO IL CASO IDEM: ASSUNZIONE DI RETINI AL CICLAT SERVI’ PER LA SUA PENSIONE?


di Andrea Alberizia. Il sindaco uscente di Russi e candidato alle elezioni del prossimo 25 maggio per il secondo mandato, Sergio Retini (Pd), deve restituire 200mila euro alle casse pubbliche del Comune per contributi pensionistici versati a suo favore dall'amministrazione a seguito di una presunta irregolarità. Di questo è convinta Forza Italia che ha presentato un esposto alla procura e alla corte dei conti per chiedere un'indagine e accertare l'esistenza di eventuali reati. Di tutt'altro parere il Partito democratico che difende il suo uomo: «Tutto è chiaro e non c'è niente da nascondere, né tanto meno di irregolare». Per capire la vicenda occorre una necessaria premessa: un decreto legge del 2000 prevede che gli enti locali versino i contributi previdenziali e assistenziali per quei lavoratori che vengono collocati in aspettativa dal proprio datore di lavoro per svolgere l'attività amministrativa. L'entità dei contributi a carico dell'ente è pari a quanto avrebbe versato l'azienda sulla base dell'inquadramento contrattuale al momento dell'aspettativa. Secondo i forzisti l'assunzione di Retini al Ciclat (consorzio presieduto da Gianfranco Bessi, ex presidente della Camera di Commercio e padre dell'attuale vicepresidente della Provincia), avvenuta poche settimane prima delle elezioni 2009, sarebbe stata in realtà fittizia per fare in modo che la sua futura pensione fosse alimentata dagli oneri pensionistici a carico del Comune. L'esposto è firmato da Pietro Vanicelli e Angelo Cellini, consiglieri comunali in Piazza Farini, che hanno messo in fila alcune date e circostanze a sostegno della propria accusa. Per prima cosa la data di assunzione al Ciclat: le elezioni di cinque anni fa si tennero il 6-7 giugno e Retini entrò nei ranghi del consorzio a cominciare dal 2 marzo (contratto da 14 mensilità di circa 8mila euro netti ognuna), dopo aver lasciato un incaricò da funzionario sindacale alla Cisl (segretario nazionale Fai, settore alimentare). In secondo luogo l'effettiva presenza al lavoro: l'aspettativa iniziò da settembre


ma i sei mesi precedenti, divisi tra gli ultimi di intensa campagna elettorale e i primi da neoeletto, lo videro spesso lontano da Bologna dove era assunto. In terza battuta le mosse di Ciclat: «Perché assumere una persona in un momento in cui la possibilità che vincesse le elezioni, e quindi fosse destinato ad altri impegni, era già forte e soprattutto poi non sostituirlo con una nuova assunzione quando è entrato in aspettativa?».
Qualche risposta, pur non entrando davvero nel merito delle questioni sollevate, prova a fornirla il Pd con una nota inviata a seguito della conferenza con cui Fi ha presentato l'esposto: «Dopo le primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco, nel 2008, Sergio Retini si è dimesso dal sindacato per il quale lavorava da decenni perché il suo nuovo ruolo politico era incompatibile con il regolamento del sindacato, ha cercato un nuovo lavoro ed è stato assunto da una cooperativa di Ravenna come dirigente con un trattamento analogo a quello precedente. Dopo la sua elezione a sindaco di Russi nel giugno 2009 ha continuato anche il lavoro da dirigente per alcuni mesi, e solo a settembre 2009 ha deciso di mettersi in aspettativa per potersi dedicare a tempo pieno al suo incarico da sindaco (stipendio mensile di circa 1.700 euro netti, ndr), che per cinque anni ha ricoperto con totale dedizione. Se cinque anni fa non avesse vinto le elezioni avrebbe continuato il suo lavoro, se non vincerà le prossime elezioni tornerà al suo lavoro fino alla pensione come tantissimi altri amministratori».
La vicenda anima, ad alterne riprese, il dibattito politico russiano già dal 2010. Ora l'esposto. Difficile non notare un tempismo particolare in coincidenza delle elezioni imminenti. Risponde Marco Bertozzi, ex consigliere comunale a Ravenna per Forza Italia e collaboratore per la stesura della denuncia nelle vesti di avvocato: «La vicenda di Josefa Idem, indagata per una questione molto simile, ci ha indotto a ritenere che i tempi fossero opportuni per eseguire gli stessi accertamenti su Retini dopo aver denunciato politicamente per anni la situazione». E proprio una riflessione politica è quella con cui Bertozzi chiude il suo ragionamento: «Per tutta la campagna elettorale del 2009 Retini si presentato come sindacalista e mai come dirigente Ciclat quindi di fatto nascondendo la verità. Perché?».

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