L'indennità dei consiglieri regionali
verrebbe allineata a quella dei sindaci, a volte più alta
Promesse azzardate, risultati incerti e possibili danni. La riforma
costituzionale firmata da Matteo Renzi somiglia sempre di più a un castello di
carte. Il presidente del Consiglio punta molto sugli umori anti-politici che un
pezzo di elettorato italiano nutre. Enfatizza per esempio la riduzione del
numero dei politici e degli «stipendi». Ma
anche i risparmi da lui tanto decantati sembrano un miraggio, illusione o
peggio illusionismo dopo un'analisi concreta del testo che gli italiani sono
chiamati a giudicare nel referendum convocato per il 4 dicembre. È il caso, per
esempio, delle indennità dei consiglieri regionali. Il testo del nuovo articolo
122 stabilisce che gli emolumenti degli amministratori regionali trovino un
tetto «nel limite dell'importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni
capoluogo di Regione». Sembrerebbe una norma ispirata dal buon senso e
improntata alla sobrietà istituzionale. Ma in realtà i dubbi e i «buchi» si
moltiplicano. Intanto, lo stesso servizio studi della Camera dei deputati
chiarisce che la previsione non si applica alle Regioni a statuto speciale,
spesso storicamente molto «generose», e alle due Province autonome. Altro
problema: non si introduce alcun automatismo e un altro passaggio della riforma
richiama una legge «bicamerale paritaria». Che significa? Che dovranno essere
la Camera e il Senato (composto anche da consiglieri regionali) ad approvare le
nuove norme di riferimento. Bel paradosso fra l'altro, se si pensa che uno dei
vanti che Renzi rivendica è la fine del bicameralismo perfetto (l'equiparazione
fra Camera e Senato). Poi c' un dubbio, grande quanto Palazzo Madama: cosa si
intende con «emolumenti»? Sono compresi anche i rimborsi? E gli eventuali
contributi? La questione non è di poco conto ed è stata
sollevata da un consigliere regionale di Forza Italia, il lombardo
Fabio Altitonante, nel corso della manifestazione per il No che gli azzurri hanno
celebrato sabato al Teatro Nuovo in piazza San Babila a Milano. Altitonante,
che è coordinatore comunale di Forza Italia, ha avvertito i militanti: con la
riforma è possibile che noi consiglieri lombardi guadagneremo di più. Il
ragionamento si basa su numeri e dati. E non fa una piega. La Regione
Lombardia, infatti, ha tagliato gli «stipendi» dei consiglieri regionali
eliminando anche vitalizi e trattamenti di fine rapporto. Se una nuova legge
dovesse intervenire per regolare la loro «retribuzione», in base al nuovo
articolo 122 sarebbe parametrata al massimo all'indennità del sindaco
capoluogo, quindi Milano. Il punto è che, se consideriamo le indennità, il
sindaco guadagna più dei consiglieri regionali. Forza Italia ha fatto i conti
in tasca al sindaco di Milano ed emerge
che l'indennità del primo trimestre di Sala corrisponde a 30.414 euro, come
risulta anche da una immediata ricerca on line. Quindi circa 10.138 euro ogni
mese. Ma l'indennità mensile di Altitonante e colleghi oggi è pari a 6.327
euro. Se non si dovessero considerare i rimborsi (forfettizzati a 4.218 euro)
la differenza sarebbe consistente. E moltiplicata per 80 (i consiglieri) e per
60 (i mesi di una legislatura regionale) si calcolerebbe in milioni. «Questa
riforma - spiega Altitonante - potrebbe aumentare i costi nel nostro caso, che
è il più eclatante perché abbiamo già tagliato molto, risparmiando 9 milioni di
euro all'anno. Renzi non ha niente da insegnarci. E oltre a far diventare il
Senato una sorta di dopolavoro, ci potrebbe regalare questa beffa degli aumenti
ai consiglieri regionali. Potenzialmente si può tornare indietro, e vanificare
così i risultati ottenuti sugli sprechi della politica»
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