lunedì 20 febbraio 2017

CASA DELLA SALUTE: “TRA IL DIRE E IL FARE C’E’ DI MEZZO IL MARE”. PAROLE..PAROLE…PAROLE….NESSUN FATTO!


QUANTO DICE LA REGIONE: “Le Case della Salute sono strutture sanitarie e socio-sanitarie dei Nuclei di cure primarie, pensate per essere luoghi di riferimento per i cittadini, dove i servizi di assistenza primaria si integrano con quelli specialistici, ospedalieri, della sanità pubblica, della salute mentale e con i servizi sociali. Un luogo di accesso unico, diffuso in modo omogeneo in tutta la regione, dove si sviluppi un maggiore coordinamento tra gli operatori sanitari e una più efficace integrazione dei servizi.

Quando c'è la Casa della Salute c'è tutto" (puntata di "Vista da vicino", magazine televisivo della Giunta regionale). Un unico punto di riferimento, vicino e abituale per i cittadini, dove accedere alle cure primarie, ricevere orientamento e assistenza e trovare tutti i professionisti e i servizi relativi alla salute. Questo sono le Case della Salute: una piccola rivoluzione che cambia la vita ai pazienti, ma anche ai medici.

QUANTO AFFERMA “IL PICCOLO”: a cura di M. Turchetti osservatorio sociale FNP-CISL “Anche  Brisighella ha la sua Casa della Salute e anche i brisighellesi, come i Castellani, sono soddisfatti dell'ubicazione nell'ex Ospedale.(Forse anche Russi n.d.r.) A Brisighella è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle 19. Tale struttura serve tutto il territorio del Comune che comprende ben tre vallate (Lamone, Sintria, Marzeno) per un'estensione di 194 kmq. Il servizio di accoglienza è svolto dalla portineria (tel. 0546 992650) dalle 7.30 alle ore 14, con compiti di informazione, gestione telefono e consegna referti. Nella Casa della Salute operano 5 medici di Medicina generale e 2 infermieri che svolgono anche il ruolo per la promozione della "Medicina proattiva" (capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri) e attività domiciliare. Oltre a Medicina generale sono presenti, nei giorni prestabiliti l'otorinologia-ringoiatra, il cardiologo, il dermatologo, il ginecologo e il pediatra. È presente un servizio di psicologia per minori; il Consultorio familiare e il Progetto Brisighella, in collaborazione con l'Università di Bologna, dedicato allo studio del rischio vascolare. All'interno della Casa è operante anche l'assistente sociale. Un efficiente trasporto pubblico completa il servizio. Molto interessante sarebbe sapere se qualcuno si domanda per quale ragione troppi faentini non condividono la scelta dell'ubicazione della Casa della salute a Faenza. Ospedale di Comunità - Un ponte o, si può anche dire, un cuscinetto tra ospedale e i servizi territoriali, per tutte le persone che non hanno necessità di essere ricoverati in reparti specialistici, ma che hanno comunque bisogno per alcune settimane di un'assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. E l'Ospedale di Comunità (OsCo), che non va inteso come struttura ex novo, ma come la riconversione di posti letto per la degenza in strutture già esistenti, nell'ambito di un nuovo modello organizzativo, che fa parte delle cosiddette cure intermedie. Il paziente tipo al quale si rivolge questo servizio è prevalentemente anziano; con per le patologie o sofferenze pil una particolare fragilità sociale. In Emilia Romagna ci sono attualmente tre esempi di Ospedale di Comunità, il più recente è nato a Forlimpopoli all'interno dell'ex ospedale. "Gli Ospedali di Comunità -  il dott. Antonio Brambilla (alto funzionario della nostra sanità regionale) - sono previsti da un documento nazionale sul riordino della rete ospedaliera, non ancora uscito formalmente, contenente le indicazioni in materia per le regioni". Tante sono le novità in campo sanitario l'ultima sembra essere proprio l'Ospedale di Comunità. A quel che si sa dovrebbe essere gestito dagli infermieri, nell'ambito del processo di integrazione "Ospedale - Territorio" per garantire la continuità delle cure e dell'assistenza. Avranno dai




15 ai 20 letto e l'assistenza medica sarà assicurata da medici di Medicina generale. Saranno d'aiuto alle famiglie dopo le dimissioni ospedaliere di molti anziani. Ad esempio, per le persone che si sono fratturate il femore e non possono ancora andare a casa dopo l'intervento e devono fare riabilitazione. Persone che potrebbero inutilmente un letto in Ortopedia. In questi casi l'assistenza è assicurata dallo specialista che ha effettuato l'intervento. Sono letti differenziati con una intensità assistenziale più bassa di quella di un ospedale normale. Il termine "Ospedale di Comunità" deriva dalla traduzione letterale di "Community Hospital", nato negli anni 20 in Gran Bretagna dove nel 2007 gli OsCo erano 470 e rappresentavano il3T" dei posti letto totali. Nel tempo questo modello si è diffuso nel Nord Europa e successivamente in Francia, Svizzera e Germania. In Italia i primi Ospedali di Comunità nascono in Emilia Romagna a Premilcuore nel 1995 e poi a Modigliana. Negli anni successivi questo modello si è diffuso nelle regioni del Centro-nord e poi in alcune altre aree italiane. Attualmente, come già detto, gli Ospedali di Comunità, in Emilia-Romagna sono tre.
COME DOVREBBERO ESSERE 1.12.2013
Le novità del piano di riorganizzazione ospedaliera: in arrivo il bed manager. Necessità determinata da tagli per 35 milioni di Federica Angelini - Reparti che diventeranno “piattaforme multispecialistiche”, meno posti letto, meno personale infermieristico in ospedale, che sarà invece redistribuito sui presidi territoriali. I posti letto? Destinati a calare: L’obiettivo è arrivare ai 3,7 per 1000 abitanti indicato da un decreto governativo del 2012, il che significa, tagliare. E sarà proprio attraverso la costituzione delle piattaforme, a cui si unirà una riduzione della durata di alcune degenze e la diffusione delle case della salute, che si arriverà a ottimizzare i posti letto, governati appunto da figure professionali infermieristiche in parte nuove, come il bed manager.  In pratica si dovrebbe arrivare a una riduzione, certa, in tutto di 44 posti letto a Ravenna, 43 a Lugo e 41 a Faenza, che potrebbe però salire fino a 150 posti. La grande novità: le case della salute Alcune già esistono, altre stanno prendendo il via. Si tratta di strutture sanitarie al cui interno si troveranno non solo ambulatori per le visite, ma un luogo dove eseguire prelievi e controlli e in generale a cui potranno rivolgersi soprattutto i pazienti cronici che non hanno bisogno di ospedalizzazione, ma di contatti continui con la struttura sanitaria (un esempio per tutti possono essere i diabetici). Le case della salute potranno interagire su una molteciplità di campi tra cui anche la salute mentale, la pediatria, rapporti con le residenze per gli anziani, palestre per fisioterapia, sert, servizi come la neuropshichiatria infantile e la logopedia. Non solo, all’interno delle case della salute troveranno posto anche gli assistenti sociali per coordinarsi in tutti quei casi che richiedono l’intervento di più figure professionali, come nei casi di dipendenze. Infine, le case della salute, che dovrebbero arrivare a offrire un servizio 24 ore su 24, dovranno operare in stretto contatto con i cosiddetti medici di base che potranno addirittura avere i loro ambulatori all’interno e che dovrebbero offrire un servizio costante, turnandosi. Dopo Russi stanno aprendo a Fusignano, Alfonsine, Bagnacavallo, Brisighella ossia in tutti i luoghi dove non esiste un ospedale (talvolta hanno sede in ospedali dismessi come a Russi e Alfonsine) che avranno la priorità rispetto ai centri maggiori.
Rules of engagement per il Pronto soccorso Tra i protocolli che saranno rivisti ci sono anche quelli per l’accettazione al pronto soccorso, pronto soccorso che potrà direttamente inviare i pazienti che non necessitano di ricovero, alle case della salute. Le norme che regolano questi protocolli sono definiti in gergo tecnico “Rules of engagement”, ovvero regole di ingaggio. Come nell’esercito. In soldoni: tagli e risparmi
Una quantificazione esatta dei risparmi non siamo riusciti a ottenerla, ma questo progetto rientra nei parametri individuati e fa i conti con un costante cale di risorse. Basti dire che nel 2012 l’Ausl ravennate, il cui bilancio si aggira su varie centinaia dimilioni di euro, ha dovuto fare con 7milioni di euro in meno rispetto al 2011 e nel 2013 con 24 milioni in meno rispetto all’anno precedente, vale a dire con 35 in meno rispetto ad appena due anni prima. La Regione fa sapere che la spesa pro capite per la salute è calata del 6,1 percento.

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