Con il prossimo bollettino per il pagamento
dell'energia elettrica erogata nelle nostre abitazioni da qualsiasi gestore
giungerà un aggravio di 100 euro per l’abbonamento RAI. Qualcuno con una
importante "cadrega" sotto il
sedere disse che l'abbonamento costava di meno dal 2016. Ma effettivamente chi di noi ha
intenzione di comprare "nulla" per cento euro? La nostra TV nazionale ai suoi esordi
produceva programmi di grande pregio sia per il passatempo che per l'informazione,
preparati e studiati nei minimi particolari, apprezzati anche all'estero. Le
notizie, anche le più nefaste e tragiche, erano espresse nei telegiornali con calma
e garbo. Ora i TG sembrano un corso di ansia, di angoscia e più che
informazione sembra esasperazione. Con i proventi del canone si devolvono
stipendi favolosi ai soliti noti "amici degli amici" per quanto
riguarda i vertici della pantagruelica macchina che è la struttura della RAI.
Ma non c'è nulla di meglio se guardiamo i cosiddetti liberi professionisti.
Possibile che non possiamo far lavorare in RAI nuove figure e mandare definitivamente
in pensione conduttori molto anziani che ormai arrivano a una sedia a rotelle? Nel settore giornalismo non mancano cognomi noti
che si perpetuano di padre in figlio: c'è forse un tantino di nepotismo? Se per
caso leggete le pagine di informazione del televideo, allora comprenderete perché
l'Accademia della Crusca e un numero consistente di insegnanti abbiano
"attenzionato" gli organi competenti sul timore che l'italiano
scritto, in forma corretta, sia sull'orlo dell'oblio. Se dobbiamo pagare il servizio
di informazione pubblica facciamo in modo che non sia un costoso disservizio.
Annadele Assirelli
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