Ravenna incontro con Daniele Bassi (consigliere
provinciale PD) per capire quanto sia
grave la situazione. L'Italia si sta misurando con difficoltà straordinarie, ma
invece di reagire arranca e arretra. E mese dopo mese le cifre ribadiscono la
gravità di un problema che è economico, sociale e civile. Nel 2012 ha chiuso
un'impresa al minuto e il numero dei disoccupati supera i 3 milioni. A questo si sommano le tasse, troppe, oscure
e mal ripartite, tasse da ridurre di sicuro sul lavoro e le imprese, con le
stesse regole del lavoro che vanno sistemate assai meglio, disciplinate,
equilibrate se penso ai provvedimenti Monti/Fornero solo per portare qualche esempio
per titoli. La rappresentazione della realtà oggi è sancita, codificata e
porta il nome di: recessione, aumento del debito pubblico, crollo del reddito
degli italiani e dei consumi, aumento delle diseguaglianze, e cresce un diffuso
senso di insicurezza.” Se questo è il quadro nazionale, veniamo a Ravenna. “In
provincia di Ravenna, è in drammatico aumento il numero delle aziende costrette
a chiudere, con un numero di disoccupati di circa 34.000 persone, aumentate di
6000 negli ultimi due anni; di queste il 57,5% è costituito da donne, circa la
metà di questi lavoratori ha un’età superiore ai 40 anni ed aumenta il tasso di
disoccupazione giovanile. Così non si può più andare avanti, perchè senza
crescita non c'è futuro.” I tagli agli sprechi possono bastare? E togliere
di mezzo le spese delle Province? “Occorre agire, ma bisogna dare peso alla
sostanza piuttosto che farsi trascinare dall'onda della propaganda. Porto
qualche esempio: le province sono l'1,3% della spesa pubblica totale, i comuni
l'8%, le regioni il 20% (quindi gli Enti Locali e le Regioni insieme non
raggiungono il 30%) e tutto il resto (cioè oltre il 70% per oltre 560 degli 800
miliardi complessivi) è in capo allo stato centrale. L'iniquità delle
varie manovre economiche ha chiesto agli enti locali di contribuire in
misura massiccia, ben oltre il loro reale peso in termini di spesa
pubblica, al risanamento del Paese. Se le province vengono abolite, i
servizi essenziali continuiamo ad erogarli o aboliamo anche quelli?”
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