DAW- Al Fatto il tesoriere del Pd era stato
chiarissimo: “Se non incassiamo la rata di luglio, i partiti chiudono”. E’ una
questione di vita o di morte: senza rimborsi elettorali i partiti non
potrebbero sopravvivere. Ma spulciando proprio i bilanci del Partito
Democratico, come
hanno fatto al Giornale e a Micromega, ci si accorge che la verità è
un’altra. Decisamente un’altra. Ma il Pd come ha speso i 200 milioni che ha
preso a titolo di rimborso elettorale? Nei bilanci c’è di tutto. E sotto alcune
voci, francamente curiose, si trovano spese davvero curiose. Ad esempio: Sotto
la voce “Attività culturali, di informazione e di comunicazione” è presente un
titolino piccolo piccolo: “Dopofestival a Sanremo”. Come, come, come? Che
c’entra il Festival della canzone italiana con il Partito Democratico? Eh sì,
perché nel 2010 il Pd organizzò addirittura il “dopofestival” di Sanremo,
mandandolo in onda sulla sua televisione YouDem (che pure questa ha il suo
costo). Ce lo ricordiamo vagamente: finita la serata all’Ariston, la
televisione democratica accendeva le proprie telecamere e ospitava i dirigenti
del partito. C’era anche Bersani, che si divertiva tanto. “Senza rimborsi
elettorali chiudiamo”, dicono al Pd. Sì, ma perché il Partito Democratico
spende quei soldi per fare il dopofestival di Sanremo? I soldi dei rimborsi
devono essere spesi per mandare Bersani a parlare di canzonette?
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