Tagliare le tasse in deficit,
come fa Renzi nella sua Legge di stabilità, equivale a mettere la polvere sotto
il tappeto e lasciare alle generazioni future il conto delle mance elettorali
distribuite oggi.
Noi non ci stiamo. Per questo riscriviamo
in 5 punti la Legge di stabilità.
1.Abbassiamo la pressione fiscale, ma solo
dopo aver tagliato di pari importo la cattiva spesa pubblica, attingendo le
risorse dal piano di Spending review dell’ex commissario Cottarelli;
2.Ancora
con le risorse derivanti dalla Spending review:
• aumentiamo le pensioni minime;
• introduciamo il “quoziente
familiare”;
• rinnoviamo i contratti dei
dipendenti pubblici, con particolare attenzione al comparto sicurezza.
3.Disinneschiamo
davvero e per sempre le clausole di salvaguardia utilizzando le risorse derivanti
dalla revisione delle Tax expenditures;
4. Lanciamo
un grande Piano per il Sud finanziato dai Fondi strutturali residui del
bilancio Ue 2007-2013 e dai nuovi Fondi del bilancio Ue 2014-2020;
5.Usiamo
“ricardianamente” tutta la flessibilità concessa dall’Ue per
investimenti pubblici produttivi.
Questa sì che sarebbe una vera
manovra espansiva, che crea crescita e occupazione, con l’aumento della
produttività dei fattori e della competitività del Paese, la riduzione vera
della pressione fiscale e il blocco dell’aumento di Iva e accise, che il
governo Renzi ha solo rinviato di un anno.
Al contrario, fare passare la
Legge di stabilità di Renzi e Padoan come una manovra per la crescita, che
suona bene anche al centrodestra e su cui allettare famiglie e imprese, con la
promessa, come abbiamo visto, della riduzione delle tasse, è un imbroglio.
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