Molto più delle parole
valgono i fatti, soprattutto in politica. E il voto di Forza Italia prima alla
Camera e poi al Senato a sostegno della mozione di maggioranza che autorizza il
governo a intervenire a favore di Mps e delle banche è il segnale di un'
evidente discontinuità rispetto al passato. Un gesto di responsabilità,
lo definisce Silvio Berlusconi, che già nei giorni scorsi si era detto
disponibile a sostenere eventuali provvedimenti che possano essere positivi per
il Paese. Un' apertura concreta, messa nero su bianco da un voto parlamentare
che di fatto - visti anche i numeri risicati che ha l' esecutivo a Palazzo
Madama - pone il leader di Forza Italia nella condizione di essere un
interlocutore del nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni. Ma il voto di ieri
potrebbe avere anche un' altra conseguenza, soprattutto se non dovesse
rivelarsi un caso isolato. Anche se su provvedimenti specifici, infatti, una
sponda di Forza Italia all' esecutivo non farebbe che rafforzarlo. E di fatto allontanerebbe
l' ipotesi di elezioni anticipate a giugno come invece vorrebbe Matteo Renzi.
Non è un caso che proprio in queste ore l' entourage dell' ex premier lo
racconti piuttosto nervoso e, per usare un eufemismo, alquanto critico verso
Berlusconi.
D' altra parte, non è un mistero che senza
l' appoggio di Forza Italia le possibilità di andare alle urne prima dell'
estate si riducano drasticamente. Una strada già di per sé in salita, viste le
forti perplessità manifestate da Sergio Mattarella che vuole un governo nel
pieno delle sue funzioni quando il 26 e 27 maggio l' Italia ospiterà a Taormina
il G7 e che chiede una legge elettorale omogenea per Camera e Senato.
Difficile, insomma, che dal Quirinale arrivino accelerazioni improvvise verso
le urne, anzi.
Ed è evidente che in questo quadro un
Berlusconi che privilegia quelle che lui stesso definisce scelte di
responsabilità non fa che allontanare un eventuale show down. Basti pensare che
il voto di ieri in qualche modo depotenzia Denis Verdini che al Senato potrebbe
non essere più determinante, non solo per sostenere il governo ma soprattutto
per staccargli la spina. Senza contare che non ha alcuna fretta di tornare alle
urne anche mezzo Pd, certamente quello che fa capo a Dario Franceschini e
Andrea Orlando.
Nessun commento:
Posta un commento