sabato 10 dicembre 2016

TOCCA AL PD GESTIRE LA TRANSIZIONE. IL CENTRO DESTRA UNITO VALE IL IL 35%


L'ex ministro: "Ora non servono strappi o salti nel buio". «Abbiamo analizzato un voto che boccia sonoramente sia una riforma peggiorativa delle istituzioni sia il governo Renzi e valutato le prospettive future».
Come spiega questo rigetto verso il premier? «Con il fallimento sul fronte economico visto che lascia buchi di bilancio certificati da Bruxelles, Bankitalia, Corte dei Conti e Ufficio Parlamentare di Bilancio che ricadranno su chi ci sarà dopo di lui. Ma anche con il nulla di fatto su immigrazione, sicurezza e politiche sociali. Non si può governare a colpi di propaganda, arroganza, slides e bonus».
Quanto ha inciso Forza Italia su questo risultato? «Berlusconi è stato determinante nell'orientare l'elettorato di centrodestra, rassicurare su timori fatti circolare ad arte e far capire quanto fossero pericolose queste riforme. Forza Italia attivissima nel mobilitare la nostra gente a sostegno del No».
Quale percorso immaginate? «La richiesta di voto subito fatta fare da Renzi ad Alfano è poco percorribile e inconciliabile con il giudizio della Consulta fissato per il 24 gennaio. Non servono strappi o salti nel buio a meno che non si trovi un'ampia convergenza subito su un modello elettorale. In questo caso non ci tireremmo indietro».
Quale legge elettorale avete in mente? «Una legge che assicuri governabilità e rappresentatività, senza effetti distorsivi della volontà popolare».
Può essere Renzi a gestire la transizione? «Aveva promesso di ritirarsi dalla politica. Non è stato di parola. Se fosse lui a guidare la transizione sarebbe prendere ancora una volta atto della sua inaffidabilità».
A chi pensate allora? «Spetta al Pd individuare una figura di transizione. Hanno loro la maggioranza, seppure grazie ai transfughi del centrodestra. L'importante è fare presto, il Paese è rimasto bloccato per dieci mesi e non può permettersi di restare appeso alle faide interne al Pd. Ci sono emergenze da affrontare subito».
Il centrodestra si presenterà unito alle elezioni? «Dobbiamo assolutamente farlo. Il potenziale è del 30-35%. Il centrodestra ha un patrimonio di credibilità che deriva dall'esperienza di governo con provvedimenti come Legge Biagi, riforma delle pensioni, aumento delle minime, taglio di 13 miliardi delle tasse nel 2005, abolizione della tassa di successione».
Se si andasse a votare chi sarebbe il candidato? «Dipenderà anche dai tempi della Corte di Strasburgo. Confido nella capacità di Berlusconi di trovare una personalità che unisca le varie anime della coalizione o un accordo sulle modalità di individuazione del candidato.».
Mara Carfagna ci sarà alle eventuali primarie? «Le primarie al momento non ci sono».
É ipotizzabile un asse del «No» con i grillini? «No. Intercettano il malessere diffuso, ma non hanno cultura di governo. L'ipotesi non è percorribile».


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