Ora per Silvio Berlusconi,
l’uomo della ridiscesa in campo, a 80 anni e dopo una delicata operazione al
cuore, che ha fatto la differenza per la vittoria del No contro la riforma
costituzionale renziana, il quattro volte premier che Renato Brunetta ringrazia
sotto i riflettori della notte del referendum, tutti i premier del Pd possono
andar bene, per un governo breve, che rifaccia la legga elettorale per Camera e
Senato. La linea di Arcore, che il capogruppo azzurro alla Camera, strenuo
difensore del No, esterna davanti alle telecamere, a pochi minuti dalla
conferenza stampa del premier e segretario del Pd, è che ora qualsiasi nuovo
premier del Pd va bene. Ma c’è una preoccupazione ora tra gli azzurri e cioè
che Romano Prodi, con il suo Sì al veleno al referendum, ritenuto una sorta di
abbraccio della morte per Renzi, ne approfitti per prendersi la rivincita
proponendosi, come uomo che salva il centrosinistra dal disastro, al presidente
della Repubblica Sergio Mattarella, con il quale fin da dai tempi della Dc ha
ottimi rapporti. Ma al di là di Prodi, è indubbio, si fa notare dentro FI, che
“Silvio” ha fatto la differenza, impedendo con la sua offensiva mediatica, da
gran comunicatore, a Renzi di sfondare in quella che ormai era l’ultima
frontiera per poter vincere e cioè l’elettorato dei moderati, rappresentato da
Forza Italia. Dicono dentro FI a “Il Dubbio” nella notte del referendum: “Il
presidente è stato decisivo per la vittoria del No. Con la sua ridiscesa in
campo ha spostato quasi tutto l’elettorato degli indecisi attestato settimane
fa a quasi il 30 per cento. Erano quasi tutti nostri, ora grazie a Berlusconi
solo 1 su 4 ha votato per il Sì”.
“Silvio” ago della
bilancia ora. Ma niente appoggi a governi tecnici. Quanto agli alleati: “Hanno
vinto certo anche Salvini e Meloni, ma il voto austriaco con la sconfitta
dell’estrema destra li ha acciaccati”. Insomma, secondo Forza Italia nella
notte del referendum, “Silvio” ha rifatto il miracolo: tipo quello del febbraio
2013 quando con quella celebre spolverata alla sedia di Travaglio in Tv provocò
il pareggio con il Pd di Pier Luigi Bersani. Dove ora Renzi, martedì è atteso
alla direzione più difficile della sua vita. Nico Stumpo, leader bersaniano
della minoranza, esulta a caldo: “Evviva, martedì, ci sarà molto da discutere”.
E dentro Fi preannunciano “Massimo D’Alema, come del resto tutti, anche i
grillini, saranno gli interlocutori. Il presidente Berlusconi parlerà con
tutti”. Difficile pensare che l’uomo di Arcore, il “mago” delle risalite dell’ultim’ora,
si muovesse così massicciamente sul piano mediatico senza avere sondaggi più
che attendibili sotto mano. L’obiettivo vero, confessano dentro Fi, ora sarebbe
quello di arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Berlusconi è in
attesa della sentenza di Strasburgo per poter essere di nuovo eleggibile. E,
comunque, “approvare la nuova legge elettorale per le due Camere è cosa che
richiede obiettivamente tempo, e nella primavera 2017 ci sarà l’appuntamento
per i Trattati di Roma e poi il G7 a Taormina”. Sperando che nel
frattempo sarà arrivato il verdetto favorevole da Strasburgo. Il Dubbio
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