La
notizia era nell'aria da tempo, già da quando i giudici resero note le
motivazioni della condanna di Fede, Mora e Ruby nel processo-bis sul presunto
sistema di prostituzione in atto ad Arcore. Ma la notizia dell'inclusione di
Silvio Berlusconi tra gli indagati nel terzo processo al
"bunga-bunga" ha suscitato reazioni scandalizzate da parte dei
vertici di Forza Italia, anche per la coincidenza con l'accordo appena stretto
sulle riforme dal Cav col segretario del Pd Matteo Renzi. “La procura di Milano
non delude mai per prontezza di riflessi e rapidità quando si tratta di Silvio
Berlusconi. L’accusa di corruzione in atti giudiziari è gravissima e
assurda. Coinvolgendo i suoi legali oltretutto lede con ogni evidenza il
diritto di difesa sancito nell’articolo 111 della Costituzione sul
'giusto processo', trasformandolo in reato" dice il capogruppo di FI alla
Camera, Renato Brunetta.
"Non sappiamo - aggiunge - se la coincidenza con il momento politico
sia casuale. Di certo fornisce benzina ai nemici della pacificazione
nazionale e offre loro veleno con cui inquinare la democrazia”. Chi invece non
ha dubbi circa il timing dei giudici è il senatore azzurro Sandro Bondi: "Ogni volta che la
politica compie un passo avanti verso il cambiamento e la normalità democratica
immancabile e puntuale interviene la spada di Damocle della Procura di Milano e
della magistratura. L'Italia non avrà mai pace se la magistratura potrà
continuare a dettare l’agenda politica del Paese". Per la portavoce
azzurra alla Camera, Mara Carfagna,
"è a nuova la tegola giudiziaria su Silvio Berlusconi, ma vecchio il
messaggio politico lanciato da certa magistratura. Nessuna novità, nessuna
evoluzione. Se Renzi ha dato un colpo mortale all’antiberlusconismo militante
all’interno del Pd, questa ossessione è quanto mai presente in quella parte
dell’ordine giudiziario che interpreta il proprio ruolo in termini
prevalentemente politici. L’Italia diventerà una democrazia matura quando
terminerà questa pericolosa devianza culturale". Maria Stella Gelmini tralscia "il
sincronismo tra l'attività giudiziaria della Procura di Milano e l’agenda
politica italiana. Colpisce, però, e ogni persona di buon senso lo vede, che
mentre il presidente Berlusconi lavora per l’agibilità politica
dell’Italia, alcuni magistrati lavorano per l’inagibilità politica di
Berlusconi”.
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