Dopo aver letto la
risposta della AUSL di Ravenna sullo spostamento del Laboratorio analisi oggi
presente nella Palazzina 13 nel Centro Conad la Filanda visto che proprio li si
installerà una grande casa della salute, mi sono a lungo interrogata sulla
opportunità di questa scelta. Una scelta che contrasta fortemente con la
vocazione di Faenza come città delle biciclette. Mezzo principe della nostra
mobilità, decantata in tutte le salse ed utilizzata soprattutto dalle persone
anziane. Immaginiamo i nostri grandi vecchi inforcare le due ruote alle prese
con i sotto passaggi, il cavalcavia, le grandi rotonde intenti a sfrecciare tra
le auto e i gas di scarico che notoriamente fanno bene alla salute. Una scelta
che oggettivamente per queste persone comporterà la necessità di aiuto e
impegno da parte di familiari e conoscenti, oppure per chi se lo può permettere
dell’utilizzo del mezzo pubblico, mezzo pubblico che sappiamo avere costi molto
elevati e che grava su tutta la comunità cittadina. Una scelta a dire il vero
già fatta in altre città, che però hanno la caratteristica di essere grandi
città come Roma, Cagliari, Modena, Udine e che hanno diverse sedi di prelievo
non solo una come invece abbiamo e avremmo noi.
L’altra questione è la
funzionalità rispetto alle cure ospedaliere capita ed è capitato che un
paziente andasse o fosse mandato subito a fare dei prelievi a corredo di una
vista. La soluzione quindi per noi non trova fondamento alcuno: sarà
penalizzante per coloro che maggiormente si rivolgono al servizio sanitario
pubblico e che sono e saranno sempre di più gli anziani, peserà sui bilanci delle famiglie in termini
di tempi e costi, inciderà nelle casse comunali nel caso fosse necessario un
potenziamento o una revisione del trasporto pubblico, così come successo per il
piano sosta dopo la prima tranche
gratuita della navetta elettrica da Piazzale pancrazi. Avrà però due grandi vantaggi:creare
il primo modello di sanità a sostegno dell’edilizia rappresentare una fondamentale possibilità di
riempimento di spazi privati invenduti nell’enorme complesso del Conad la
Filanda con risorse pubbliche drenate dai bilanci della ASL che piange sempre
miseria ma non disdegna di pagare salati affitti come nel clamoroso caso di
Pieve Sestina, la famosa “sanità ad riempimento”.
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