Il
ciclone Renzi sta terremotando la politica. Non è un male, si sentiva il
bisogno di uscire dall'immobilismo nel quale ci avevano portato Napolitano e
Letta con l'aiuto di Alfano. Ma detto questo, quel che succede in politica
conta zero se non provoca effetti benefici su noi cittadini. Se a sinistra si
ridistribuiscono seggiole e poltrone, se qualche ministro verrà mandato a casa
e sostituito da personaggi più graditi, se insomma la novità resta chiusa
all'interno della casta, un Renzi vale l'altro. E qui viene il sospetto che il
nuovo capo del Pd, cioè l'azionista di maggioranza del governo, parli a volte
bene e comunque molto, ma razzoli maluccio. Se oggi il governo approverà, come
previsto, la nuova ondata di tasse sulla casa, la stangata avrà un nome e
cognome: Matteo Renzi. Già, perché solo lui potrebbe e dovrebbe porre un veto
assoluto: caro Letta, fermati o domani sei licenziato. E invece il giovane e
loquace sindaco-segretario riformatore tace. Muto come un pesce. Facile porre
aut-aut sulle unioni civili (cosa che interessa e riguarda pochi intimi),
facile prendere per i fondelli il suo rivale viceministro dell'Economia,
Fassina, e costringerlo alle dimissioni.
Andare a
trovare Bersani in ospedale dopo averlo rottamato è addirittura banale.
Annunciare scadenze «inderogabili» su questo e su quello sapendo che non
saranno rispettate è un gioco mediatico che non costa nulla. Ma per fermare
l'aumento delle tasse dello sciagurato trio Letta-Saccomanni-Alfano ci vogliono
attributi veri. E qui, salvo graditi colpi di scena dell'ultima ora, casca
l'asino.
Il nuovo
che avanza si comporta tale e quale i vecchi marpioni che hanno spremuto per anni
i contribuenti. E addirittura arriva a rilanciare l'aumento della tassazione
delle rendite finanziare. Di nuovo, nella politica fiscale di Renzi, c'è solo
il nome: da Imu a Tasi. E tra l'altro, secondo tutti gli studi, la seconda sarà
più tosta della precedente. Domani Renzi ci spiegherà perché e percome non ha
potuto fermare la mannaia dello Stato ladrone. E noi gli risponderemo: e chi se
ne frega, affari tuoi. O comandi su cose concrete, o di belle e nuove parole
non sappiamo più cosa farcene. Tasi, Renzi, che in dialetto veneto significa:
taci, Renzi.
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