La Corte dei Conti non
molla Matteo Renzi. Nonostante la procura avesse chiesto l’archiviazione della
posizione del presidente del Consiglio, i giudici contabili hanno fissato una
nuova udienza per il 15 luglio prolungando la graticola del premier. Che è
citato in giudizio per danno erariale.
I fatti risalgono ai tempi
in cui Renzi era presidente della Provincia di Firenze. Al rottamatore viene
contestato un ammanco al patrimonio pubblico compreso tra i 200mila e gli
800mila euro. Corrispondenti alle retribuzioni incassate da quattro direttori
generali della Provincia nominati dalla giunta in carica all’epoca. Un pool
chiamato a fare il lavoro che poteva essere fatto da un solo colletto bianco,
contesta la Corte dei Conti. I primi a essere chiamati in giudizio sono stati
proprio loro: Lucia Bartoli, Liuba Ghidotti, Giacomo Parenti e Luigi Ulivieri,
insieme al segretario generale della Provincia Felice Carmine Strocchia. In un
primo momento la procura contabile aveva deciso di archiviare la posizione del
capo del governo. Ma i giudici sono stati di diverso avviso. E non hanno
mollato la presa sul politico di Rignano, che nel frattempo ha fatto carriera.
Tanta.
La Corte ha respinto le eccezioni pregiudiziali presentate
dalla difesa renziana nell’udienza del 24 settembre, comprese quelle sulla
prescrizione e sulla nullità dell’atto per cui Renzi è chiamato a giudizio. E
ha aggiornato il procedimento a metà luglio, quando sarà presa «ogni decisione
in merito».
L’avvocato del premier però è contento. «È una sentenza che giudico con soddisfazione», dice Alberto Bianchi, «è un pareggio, perché ricordo che la procura aveva chiesto l’archiviazione e la Corte ha respinto questa richiesta limitandosi a dire: “ci vediamo a luglio”».
L’avvocato del premier però è contento. «È una sentenza che giudico con soddisfazione», dice Alberto Bianchi, «è un pareggio, perché ricordo che la procura aveva chiesto l’archiviazione e la Corte ha respinto questa richiesta limitandosi a dire: “ci vediamo a luglio”».
Insomma Renzi junior prova
a godersi i pochi giorni di vacanza e a non pensarci. Ma in famiglia Matteo non
è l’unico ad avere noie con la giustizia. Papà Tiziano risulta iscritto nel
registro degli indagati della procura di Genova per bancarotta fraudolenta.
Secondo l’accusa Renzi senior, prima di dichiarare il fallimento della sua società,
la Chil Post srl, con debiti per un milione e 300mila euro, avrebbe ceduto
alcuni beni alla Eventi6, azienda di proprietà della moglie Laura. Tiziano
Renzi ha più volte ribadito l’estraneità del figlio alle vicende della società
e ha assicurato che i passaggi patrimoniali tra le società di famiglia sono
stati fatti in maniera regolare. (SA.DA.)
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