Class action Un giudice aveva
autorizzato l'azione legale di 58 famiglie che chiedevano di concedere ai loro
figli la possibilità, finora negata, di consumare a scuola pasti portati da
casa . La decisione arriva da Torino. Qualcuno nella Torino post industriale lo
chiama ancora il baracchino, come il pasto operaio del tempo che fu. A Milano è
la schiscotta. Per i soldati e per sempre è la gavetta. Cibo cucinato a casa e
portato al lavoro, fra i banchi, in trincea. Magari anche solo un panino, ma
capace di scatenare la guerra. Da ieri è
tregua: consumarlo a scuola è un diritto di tutti. Al Miur l'idea non
piaceva, e in- fatti aveva presentato reclamo contro la decisione di un giudice
che autorizzava 58 famiglie a non mandare i figli in mensa, o meglio a
mandarceli ma con il pasto preparato dalla mamma. Secondo i giudici del
Tribunale di Torino quel reclamo è infondato e anche anti costituzionale. L'ordinanza
cita espressamente l'art. 34 sul diritto allo studio .- LA MOTIVAZIONE «Il pranzo è un momento formativo: nessun
bambino può essere discriminato» inteso come obbligatorio e gratuito per almeno
8 anni -scuola materna-elementare-: subordinarlo a servizi a pagamento, come appunta la mensa, «viola il dettato costituzionale». Insomma, la guerra del panino
approda a. questa conclusione: chi lo desidera può andare a magiare a casa e
tornare, nel pomeriggio, ma chi sceglie
il tempo pieno ha il diritto di partecipare al «tempo mensa e post mensa» anche
senza pagare per la medesima. Per i giudici, l'unica scelta ragionevole per
costoro è portarsi il cibo da casa e consumarlo con gli altri nello stesso
refettorio, anche se «può essere opportuna stabilire regole di coesistenza». Le
scuole dovranno fare in fretta a organizzarsi perché Ordinanza è subito attiva.
Un'ordinanza del tribunale di Torino ha ribadito che la Costituzione garantisce
la libertà di scelta dei pasti l’effetto panino è destinato a propagarsi in tutta
Italia, soprattutto nelle città dove infuria il caro-mensa come a Ravenna o nei
comuni medi (Faenza- Lugo9 e i piccoli della collina ravennate come
Brisighella,Riolo Terme. La sentenza dice chiaramente che trattandosi di
momento formativo, i bambini non possono essere discriminati e isolati dai compagni.
L'assistenza deve essere gratuita e fornita dal corpo docente e iniziale di
mandare a scuola il figlio con un pasto preparato a casa anziché avvalersi del
servizio comunale. IL MIUR si è sempre opposto a questa possibilità perché
sorvegliare i ragazzi che non mangiano in mensa e garantire le condizioni igienico
sanitarie del pasto non sarebbe così semplice. A quel punto i genitori,
esasperati dall'aumento dei costi e
contrari alla mensa massificata, hanno deciso di far valere le proprie
ragioni in tribunale. Inizialmente la risposta era stata no, poi la Corte
d'Appello aveva ribaltato il giudizio. Ora arriva la scelta che estende a tutti.
Vedremo
se questa tesi sarà utilizzata, in Emilia Romagna il prezzo più alto (6,22 euro
contro una tariffa media nazionale di 5,46 euro), nella provincia di Ravenna per i genitori un risparmio
nel costo giornaliero del pasto per i figli, un aiuto contro la crisi economica
delle famiglie e la scelta di un menù che soddisfa le esigenze dei genitori. Vincenzo
Galassini Forza Italia Ravenna
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