Ciampi ha
fatto parte di quel gruppo di tecnici e politici che l'Italia la disfò,
inseguendo la chimera europeista. È stato lui infatti, insieme a Prodi, a
gestire l'entrata dell'Italia nell'Euro accettando condizioni da strozzini sul
cambio Lira-Euro imposte dalla Germania
Alessandro
Sallusti - Carlo Azeglio Ciampi è morto ieri all'età di 95 anni. Tra gli anni
Ottanta e Duemila è stato praticamente tutto: Governatore della Banca d'Italia,
presidente del Consiglio, ministro del Tesoro con Prodi e, fino al 2006,
presidente della Repubblica, eletto alla prima votazione, su proposta di
D'Alema, anche con i voti del centrodestra. Non ha mai avuto tessere di
partito, pur essendo uomo di sinistra. Dal Quirinale ha sdoganato il tricolore,
l'inno di Mameli e la parola «Patria» che fino ad allora erano considerati
simboli della destra e non di tutta la nazione. Ma non è questo il principale,
se pur meritevole, motivo per cui sarà ricordato. Ciampi, pur non essendo stato
un costituente, appartiene alla generazione dei Padri della Patria. Cioè a
quegli uomini che l'Italia repubblicana l'hanno fatta e portata ad essere
l'ottava potenza mondiale. Ma, parlandone da vivo, ha fatto parte anche di quel
gruppo di tecnici e politici che l'Italia la disfò, inseguendo la chimera
europeista. È stato lui infatti, insieme a Prodi, a gestire l'entrata
dell'Italia nell'Euro accettando condizioni da strozzini sul cambio Lira-Euro
imposte dalla Germania. Fu quello infatti l'inizio di tutti i problemi che, a
distanza di sedici anni, ancora ci troviamo a scontare. Non si è mai pentito,
Carlo Azeglio Ciampi, di quella sciagurata scelta. Sbagliò visione e
previsione. Da scienziato dell'economia si fece prendere la mano dalla
politica, che poco masticava, e dall'ambizione di continuare a stare seduto al
tavolo dei potenti sia pubblicamente che, privatamente, in maniera riservata e
personale. Forse Ciampi credeva, come molti suoi coscritti, che l'interesse e
le ambizioni dello Stato coincidono sempre con quelli dei cittadini. Una
visione elitaria e tecnicistica della politica che ha provocato solo disastri.
È un fatto che dal giorno in cui Ciampi e Prodi misero la firma che ci faceva
entrare nell'Euro a quelle condizioni, l'Italia ha smesso di crescere e non si
è più ripresa. La sua presidenza della Repubblica fu tutto sommato scialba,
rivalutazione della Patria a parte. Non amò i governi Berlusconi e fece qualche
sgambetto al centrodestra. Ma se pensiamo che prima di lui c'era Oscar Luigi
Scalfaro e dopo di lui venne Giorgio Napolitano, possiamo parlare di un raggio
di sole al Quirinale. E di questo lo ringraziamo.
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