Il Governo ha sciolto due comuni in Sicilia per mafia: Campobello di Mazara e
Misilmeri. L’accusa per i due sindaci è di essere stati vicini (molto vicini) a
Matteo
Messina Denaro,
il boss latitante da quasi vent’anni. Curioso, al limite del ridicolo, il caso
di Campobello di Mazara: il sindaco, Ciro Caravà (del Partito Democratico), è in galera dallo scorso
dicembre
perché accusato di aver garantito coperture a Messina Denaro e di aver pagato
alcuni viaggi ai familiari di altri boss detenuti fuori dall’isola. Nonostante
la mole di indizi, prove e intercettazioni, Caravà si è sempre rifiutato di dimettersi (a differenza della
giunta e del consiglio). D’altronde, lui inaugurava i beni confiscati ai boss,
diceva di essere un campione dell’antimafia. Una recita. Ma in tutto questo
melodramma criminale, il suo partito, il Pd, dov’era? Avete letto da qualche
parte, su Repubblica o Corriere, notizie riguardo il signor Ciro Caravà, il
sindaco galeotto ma ancora in carica? Avete sentito i soliti ritornelli contro
le infiltrazioni mafiose nella politica che tanto piacciono a quelli come Rosy
Bindi? No. Stavolta niente gogne mediatiche, niente riti da Inquisizione spagnola:
d’altronde Caravà
non è né Cosentino né Alfonso Papa. La differenza, minima ma quanto mai rilevante, è
tutta in una tessera
di partito.
Il resto, poi, non conta. Come sempre. (C) DAW-BLOG/DAW-NEWS RIPRODUZIONE RISERVATA
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