SPUNTA
L’IPOTESI REFERENDUM. ANCHE IL PDL RIMINISE LA PENSA DIVERSAMENTE
Rimini, 28 agosto 2012 - RAVENNA ‘capitale’ della Romagna? «Non rinunceremo alle
nostre prerogative per ordini superiori, questo non è un risiko in cui si
scimmiotta Yalta:
è una partita che riguarda la vita delle persone, non la spartizione a
capocchia di sedi e poltrone». Lo afferma il presidente provinciale riminese, Stefano Vitali, che
critica il Pd mentre
i quattro segretari del Partito democratico romagnolo marciano spediti verso il
progetto della maxi Provincia. E mentre spunta l’inedita ipotesi referendum, Vitali si dice «molto
preoccupato perché vedo che il Pd e qualche amministratore del Pd, con mosse
incaute, stanno
dando l’impressione di avvallare un disegno ristretto di gestione di un
processo complesso» (con il via libera alla Spending review resta poco più di un
mese per portare lo schema di riordino al Cal, Consiglio delle autonomie locali
dell’Emilia Romagna). Vitali sembra condividere una preoccupazione di tanti.
Ovvero, che quelli del Pd «abbiano già deciso in federazione ciò che i sindaci
e i presidenti delle Provincie dovranno ‘proporre’ nel Cal e che l’assemblea
regionale dovrà ‘deliberare’ sul tema delle Province», come sostiene Marco
Lombardi. Si spiegano in questo quadro le recenti stilettate tra il capogruppo
provinciale Pd Lino Gobbi e il segretario provinciale Emma Petitti. Col Pd litigante il
rischio è che Rimini venga fatta a pezzi e spartita voracemente dalle consorelle
di Romagna,
col placet di Bologna. Il rischio è che il territorio venga svuotato di
contenuti: ci si riferisce al destino di Prefettura, Questura, Comando dei
carabinieri e della Finanza, Camera di Commercio con i suoi corposi
investimenti patrimoniali in fiera, palacongressi, aeroporto ecc.
«Il Pd a Bologna, a Ravenna, a Forlì, a Cesena e
anche a Rimini — avverte Vitali con toni ufficiosi ma inusualmente duri ed
espliciti — deve
fare molta, ma molta attenzione perché il tessuto sociale, economico e
istituzionale riminese credo proprio che non rinuncerà con ogni mezzo a difendere
i propri interessi territoriali, che sono frutto di sacrifici e primati veri e
dunque non negoziabili. Se c’è chi pensa che, come purtroppo è accaduto molte
volte nella storia, la sinistra balneare riminese festaiola e vacanziera rinuncerà a
tutelare le proprie prerogative per ordini superiori, questa volta è
completamente fuori strada». A una recente festa del Pd il sindaco ravennate
Fabrizio Matteucci
e il sindaco forlivese Roberto Balzani si sono detti d’accordo su Ravenna
capoluogo della maxi Provincia, e che per la futura Ausl di Romagna si possa
pensare alla cesenate Pievesestina. «Basta coi primattori — tuona il presidente
della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi —: inutili e inopportune queste
esternazioni». Il Pdl, con Sergio Pizzolante, Marco Lombardi e Fabrizio
Miserocchi, parla di «disattenzione del sindaco di Rimini, scavalcato dai colleghi
di Forlì e Ravenna». E poi: «Tentativo del Pd regionale di condizionare la
vicenda secondo equilibri interni, e quando prevalgono gli interessi del Pd,
Rimini ci perde perché non conta nulla sula piano regionale». Il Pdl «denuncia con forza
l’inerzia o peggio la sudditanza del Pd riminese, e la sua assurda pretesa
di interpretare da solo il sentire comune. Questa discussione non può rimanere
rinchiusa nelle sedi del Pd e deve essere allargata alla società civile». Il Pdl proporrà «a giorni un
confronto pubblico sull’argomento»». Intanto annuncia il «coltello tra i denti» e
si dice «pronto ad ogni iniziativa straordinaria... sulle infrastrutture
materiali e immateriali di proprietà della Provincia di Rimini». «Non saremo
mai disponibili a cedere a Bologna o peggio a Ravenna ciò che i cittadini del
nostro territorio hanno saputo costruire con la propria iniziativa e con le
proprie capacità».
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