lunedì 11 luglio 2011

ATTUAZIONE DELLA RIFORMA UNIVERSITARIA: DIMEZZANO FACOLTA’ E DIPARTIMENTI.

A RISCHIO ALCUNI CORSI RAVENNATI, NON CASCA IL MONDO, PREPARIAMOCI ALLE PROTESTE.



La Riforma universitaria
(http://www.unimib.it/upload/gestioneFiles/redazioneweb/news/universitefinanza/relazioni/savona.pdf) prevede per gli atenei possibilità di aggregarsi su base federa-tive per evitare duplicazioni e costi inutili. Sono giustamente previsti la possibilità di unirsi e federare università vicine anche in relazione a singoli settori di attività, di norma in ambito regionale, per abbat-tere costi e aumentare la qualità didattica e ricerca. In questo quadro la bozza dello statuto dell’università riguardano anche il polo romagnolo. il quadro dovrebbe essere più chiaro: il nuovo statuto di ateneo dovrebbe essere approvato entro il 29 luglio, anche se è possibile una proroga di 60 giorni. .

Resto del Carlino Ravenna, 9 luglio 2011 - IL POLO universitario ravennate si prepara al cambiamen-to. Nei giorni scorsi, il rettore dell’Università di Bologna Ivano Dionigi ha presentato al senato accade-mico (che sta formulando il nuovo Statuto) la sua proposta di riassetto dell’ateneo, sulla base della ri-forma governativa: secondo la bozza, il numero complessivo di facoltà scenderà da 23 a 11, e anche i di-partimenti saranno dimezzati, da 70 a un massimo di 35. Una ‘sforbiciata’ non priva di conseguenze per le sedi romagnole dell’Alma Mater, compresa quindi quella di Ravenna. VA PRECISATO che la riforma Gelmini modifica la ripartizione dei compiti tra le varie strutture: se oggi le facoltà sovrintendono alla didattica, mentre i dipartimenti sono preposti alla ricerca, i futuri dipartimenti si occuperanno di en-trambi gli aspetti, mentre le nuove facoltà (ribattezzate ‘scuole’) saranno organismi di secondo livello

con funzioni di coordinamento. Ma in che modo questo potrà influire sull’organizzazione del polo raven-nate? La situazione più definita è quella di Conservazione dei beni culturali: in questo caso, infatti, han-no sede a Ravenna sia la facoltà, sia il dipartimento. Quest’ultimo resterà nella città bizantina, assu-mendo anche la gestione della didattica e annettendo gli archeologi del polo ravennate, che al momento afferiscono a Lettere. In un secondo momento dovrebbe poi essere istituita a Bologna la nuova ‘scuola’ o facoltà, che unirebbe Lettere e Beni culturali, a quanto pare senza conseguenze organizzative su Ra-venna. Su altri fronti, invece, c’è più incertezza. A cominciare da Scienze ambientali: il corso di laurea, infatti, fa parte della facoltà di Scienze, riguardante ben cinque dipartimenti (matematica, fisica, chi-mica, biologia e geologia). Sembra sicura la riconferma del Cirsa, che manterrebbe la funzione di coor-dinamento delle ricerche sulle materie ambientali. MA LA situazione più complicata riguarda Ingegne-ria: il nuovo statuto prevede infatti la creazione di un dipartimento comune con Architettura, e tra le due sedi romagnole di Cesena e Ravenna, a rischiare di più la cancellazione è proprio quella bizantina. Meno dubbi su Giurisprudenza, che resterà l’unica sede esterna a Bologna, mantenendo la laurea trien-nale e quella magistrale. Non dovrebbero esserci problemi neanche per Infermieristica a Faenza.

Tra breve, comunque, il quadro dovrebbe essere più chiaro: il nuovo statuto di ateneo dovrebbe essere approvato entro il 29 luglio, anche se è possibile una proroga di 60 giorni. di Francesco Monti

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