Gli indagati nel vecchio consiglio regionale emiliano
sarebbero una decina. I fatti contestati sono molteplici: si va da chi ha
chiesto rimborsi per pranzi e
cene, per pregiate bottiglie di vino o per penne di lusso a chi
si è accontentato di molto meno, facendosi rifondere l’acquisto di pacchetti di
caramelle, di frutta e verdura o persino presentando gli scontrini da 50 centesimi dei wc pubblici.
Ma questi casi non
riguardano loro, i due ex sfidanti per le primarie del Partito democratico. Nei
fascicoli dei due indagati
eccellenti non c’è niente di pruriginoso, ma il reato di peculato non si basa sul gossip. Il
peculato – come fanno notare gli inquirenti – affonda le radici nel
“tradimento” commesso da un pubblico ufficiale, che approfittando del potere di
amministrazione di beni comuni, se ne impossessa illecitamente per scopi
personali.
E a questo punto, per il
responsabile degli Enti Locali nella segreteria del premier Matteo Renzi è
partito il countdown.
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