sabato 27 settembre 2014

IPOTESI: “PARTITO DEL FARE” E’ IL NOME IN POLE PER RENZI-BERLUSCONI


E se, a furia di tirare la corda da una parte e dall'altra, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi finissero per romperla. Il fastidio del Cavaliere per i tanti che nel partito gli remano contro per il Patto del Nazareno è cosa nota da mesi. Dall'altra parte, anche il premier sta riconoscendo resistenze sempre più crescenti ora che le riforme stanno toccando il tema del lavoro. I due, Matteo e Silvio, si somigliano in tante cose. C'è chi nell'entourage del leader di Forza Italia non nasconde che il Cav veda proprio in Renzi un se stesso giovane. E da tempo si parla di un partito trasversale, che raccolga i fedelissimi del Cavaliere da una parte e quelli del premier dall'altra, liberandoli così dalla "zavorra" di quanti vedono il "Nazareno" come il fumo negli occhi.
Il toto-nome - Un grande centro riformista e liberale, sul modello della vecchia Democrazia Cristiana, ma non di ispirazione strettamente cattolica. Un raggruppamento che raccolga la voglia di rinnovamento dell'ex sindaco di Firenze e lo spirito rivoluzionario del primo Berlusconi, quello del 1994. Secondo quanto rivela il sito affariitaliani.it, nelle discussioni tra gli sherpa dei due leader ci sarebbero già delle ipotesi sul nome del nuovo partito. E in pole position, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ci sarebbe la dicitura "Il Partito del Fare", un nome volutamente post-ideologico che non si rifaccia né alla sinistra né alla destra ma che indichi pragmatismo e concretezza.

Un'ipotesi di cui si parla negli ultimi giorni. Una suggestione improbabile, e che forse non piacerebbe


troppo né da una parte né dall'altra. Ma tant'è, se ne continua a discutere. L'ipotesi è quella di un partito unico targato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, così lontani e così vicini, verrebbe da dire. Ma quanto potrebbe valere, il fantomatico "Renzusconi"? Una risposta ariva da Alessandro Amadori di Coesis Research, che spiega ad Affaritaliani.it: "Il premier sarebbe il leader ideale di un grande schieramento allargato di destra moderata, anche se la parola destra non è proprio quella corretta. Quello che ho in mente è una formazione nuova e post-ideologica, un partito della funzionalità e del pragmatismo trasversale che metta insieme l'ex sogno della rivoluzione liberale di Berlusconi con le teorie di semplificazione di Renzi". Dunque, dopo la premessa, il "verdetto" del sondaggista: "Questo nuovo soggetto politico sarebbe maggioritario nel Paese e potrebbe raccogliere il 45% dei voti, quasi un italiano su due". Per quel che riguarda il resto dello scacchiere politico, "un raggruppamento di sinistra-sinistra, formato da Sel e dalla minoranza Pd di Bersani, D'Alema, Fassina e Cuperlo, arriverebbe circa al 15 per cento". Infine, una forza di destra con Lega, Fratelli d'Italia e ipotetici fuoriusciti da Forza Italia che non accettano le "nozze" con Renzi "potrebbe valere il 20%". Resta ancora un 20% da "assegnare", che secondo il sondaggista verrebbe accordato ai Cinque Stelle.

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