venerdì 11 dicembre 2015

COTTARELLI. SPENDING REVIEW, FINORA E’ STATO SOLO UNO SLOGAN


“Se io avessi previsto tutto questo, forse farei lo stesso”. È passato poco più di un anno da quando Carlo Cottarelli si è dimesso, eppure non rinuncia a questo verso di Guccini per introdursi. In un anno, il Governo Renzi ha prima gonfiato di aspettative la spending review (10 i miliardi di tagli previsti) per poi limitarsi a 6 miliardi, nonostante l’anno di lavoro svolto a titolo gratuito da Roberto Perotti, ennesimo commissario dimissionario. Cottarelli intanto è tornato a Washinghton, a lavorare per il Fondo Monetario. Prima però ha scritto “La Lista della Spesa”, in cui l’ex-commissario non si stanca di ripetere un ritornello: «Il primo passo per cambiare la spesa pubblica italiana è sfatare le leggende metropolitane».  Secondo Cottarelli, per arrivare ad un livello sostenibile di spesa, comparabile con gli altri paesi europei, servirebbero ancora tagli nell’ordine dei 30 miliardi. Questo perché, purtroppo, possiamo permetterci meno spesa degli altri paesi, soprattutto se non vogliamo far pagare più tasse ai nostri cittadini. Cottarelli stima che si potrebbero risparmiare 85.000 persone (su oltre 3 milioni di dipendenti pubblici): non per forza tutti incapaci, ladri o fannulloni, ma spesso semplicemente addetti a compiti di cui si potrebbe fare a meno, che lo Stato non è in grado di reimpiegare in maniera produttiva. Cottarelli fa l’esempio dei commessi un tempo addetti a spostare pratiche da un ufficio all’altro di Roma. Con l’arrivo delle e-mail, il loro lavoro è diventato inutile e adesso stazionano, senza mansione, dietro le loro scrivanie negli ampi corridoi dei ministeri romani. Non sarebbe meglio impiegarli per tenere aperte le biblioteche?

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