Se le banche falliscono, a risponderne – su norme imposte dalla Commissione Europea – sono chiamati i clienti, con i loro risparmi. Visto quello che è successo ai correntisti delle quattro banche sottoposte al cosiddetto bail-in, ossia l’azzeramento degli investimenti in obbligazioni emesse dalle stesse banche oggetto di salvataggio, si potrebbe pensare che l’unico modo per restare tranquilli sia di lasciare tutti i soldi sul conto corrente. Sbagliato. Perché se convertite i vostri titoli (bancari o meno) in depositi, dal 1° gennaio potranno essere aggrediti, se superate i 100 mila euro. Il risparmio privato è posto a garanzia del sistema bancario. Ma questo non basta. Secondo il Sole 24 Ore il risparmio privato è chiamato a fornire la garanzia che il debito pubblico sia ripagato. In altri termini le famiglie e in minor misura le imprese pur possedendo meno dell’8% del debito pubblico (circa 168 mila miliardi) dovrebbero risponderne per 2.200 miliardi. E chi detiene gli altri 2.032 miliardi? Ma è ovvio: il sistema bancario nazionale (più della metà) e internazionale (35%). Hanno accusato i correntisti delle quattro banche di essere degli speculatoriperché avevano acquistato i titoli a reddito fisso emessi dalla loro stessa banca e si è trovato giusto – in base alle norme europee – che fossero chiamati a ripianare le perdite, di cui non avevano alcuna responsabilità. Ed ora, come se nulla fosse, si dice che il risparmio privato dovrebbe essere chiamato a ripagare i titoli pubblici che le banche possiedono.
Cosa di dovrebbe fare invece?
Un intervento pubblico, tanto per la risoluzione delle crisi bancarie (nazionalizzazione, nuovi vertici bancari e nuova gestione seguita da eventuale rivendita della banca risanata), quanto per il debito pubblico (per il 99% in euro). L’euro non è la moneta nazionale? E allora qualcuno ci ha raccontato delle balle e vuole farci pagare i suoi errori. E’ l’Europa delle banche, bellezza!
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