Sulla situazione della
Provincia è difficile consolare il piagnisteo del suo presidente Claudio
Casadio, soprattutto quando lucidamente egli ipotizza uno scenario di tagli
nazionali per ben oltre 500 milioni di euro. D’altra parte occorre partire
sempre da quella sorta di pateracchio improvvisato e pasticciato riguardante la
‘finta’ abolizione delle province
che invece continueranno a svolgere una parte di funzioni - peraltro al momento
senza un piano di risorse economiche certe - e, ancor più grave, senza produrre
alcun effetto sul contenimento della spesa pubblica.
Si tratta, insomma, per
dirla con il senatore Roberto Calderoli, di una “porcata” i cui risvolti sono
unicamente di facciata poiché non si coglie nella ratio del provvedimento la
benché minima sostanza logica. Tornando al presidente dell’ente provinciale
ravennate Casadio, le sue riflessioni basate principalmente sulla mancanza di
risorse certe non fanno una piega, ma la soluzione non può essere quella
proposta dalla sua giunta e votata dalla maggioranza di sospendere il pagamento
dei mutui per rabberciare uno straccio di bilancio, poiché, come noto, il 2016
è alle porte e si dovranno in ogni modo onorare gli impegni assunti dallo
stesso esecutivo di piazza Caduti. L’ente ha procrastinato il debito, ma gli
eredi non possono sfuggire da quegli impegni pressanti. D’altra parte giova
ricordare il forte indebitamento delle Province emiliane, con circa 500 milioni
di debito, e con spese in conto capitale di quasi quattro miliardi, ma
soprattutto la situazione della stessa Provincia di Ravenna, la quale nella
statistica riferita alla consistenza dei debiti raffrontata con il totale delle
entrate - di regola inferiore al 140% - raggiunge
addirittura il 209,33%!
È il caso proprio di dire
“...chi è causa del suo mal pianga se stesso….” A margine, poi, di questo
inconsolabile pianto con lacrime di coccodrillo del citato presidente e della
sua giunta, oggi pur con un’attività politica e amministrativa oggettivamente
leggera e quasi invisibile, - come dimostra la loro limitatissima produzione di
atti deliberativi che si contano davvero sulle dita della mano, - continuano a percepire
indennità di carica di 5.466,18 per il presidente, 4.099,64 per il suo vice e
3.553,02 per gli assessori, cui vanno aggiunte altre competenze, come le
funzioni proprie, attività fuori territorio, oneri e indennità il cui ammontare
complessivo annuo di spesa porta ad oltre 350.000,00 euro. Il futuro certamente
sarà quello di costituire la provincia d’area vasta fra Ravenna, Forlì -Cesena
e Rimini, ma oltre al mero atto formale, servono garanzie e certezze in questo
momento assai confuse e aleatorie. Non vorremmo proprio che alla fine si
trattasse non dell’unione di forze ma piuttosto di tante debolezze!
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