La particolare geologia del basso Appennino
faentino tagliato dal fiume Lamone è osservata e descritta per la prima volta
da Leonardo da Vinci: “… e il
segnio di ciò si vede dove per antico li Monti Appennini versano li lor fiumi
nel mare Adriatico, li quali in gran parte mostrano infra li monti gran somma
di nichi insieme coll’azzurrigno terren di mare”, “… e nel congiungersi colle
pianure, le predette falde son tutte di terra da fare boccali, come si
dimostrano, in Val di Lamona, fare al fiume Lamona…”.
A poca distanza dall’azienda si
trovano aree verdi protette di grande interesse paesaggistico e naturalistico. I
nostri terreni sono nella cintura verde che circonda l’area del Parco
Regionale della Vena del Gesso Romagnola istituito nel 2005 per valorizzare
un geosito di interesse internazionale.
Meritano una visita i pini centenari nei pressi
del colle dell’Olmatello e lo spettacolare fenomeno erosivo dei calanchi:
anfiteatri naturali di argille azzurre che si aprono fra Brisighella e Riolo Terme e hanno reso celebri nel mondo le belle
ceramiche di Faenza. L’argilla è la materia prima fondamentale per la
produzione di ceramica: i manufatti per uso domestico e le opere
artistiche delle storiche botteghe artigiane di Faenza, i materiali da
costruzione (piastrelle e laterizi) e le nuove tecnologie. Lo stretto rapporto
che lega la nostra città alle argille azzurre delle sue colline è testimoniato
dall’uso del termine “faenza” in italiano e del corrispondente francese
“fayence” per identificare nel mondo la maiolica
(ceramica rivestita di smalto).
I geologi moderni interpretano le rocce e i fossili (i ‘nichi’ leonardeschi) visibili oggi
nei terreni della nostra azienda come la fine della “crisi di salinità
messiniana”: i 700 mila anni durante i quali le acque del Mediterraneo rimasero
separate dall’Oceano Atlantico e andarono gradualmente concentrandosi.
La
riapertura dello Stretto di Gibilterra e la catastrofica conseguente
inondazione del Mediterraneo, datata circa 5,3 milioni di anni fa, segna
l’inizio del Pliocene e il veloce ripopolamento di organismi di mare abbastanza
profondo del Mediterraneo tornato ad una salinità normale. L’estesa
depressione padana (nata alla fine del Miocene) rioccupata dal mare, si
trasformò in un ampio golfo, delimitato a nord dalle Alpi ed a sud-sud ovest
dai settori già emersi della catena appenninica.
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