Per il Rapporto Agromafie Ravenna scende dal poco
onorevole podio regionale
La nostra provincia
scivola all'84° posto della classifica elaborata da Coldiretti. Pederzoli:
“Questo è il momento di intensificare i controlli e stringere le maglie della
legge"
Cala sul territorio provinciale l'intensità del
fenomeno 'agromafie' nel settore agroindustriale. E’ quanto è emerso questa
mattina alla presentazione del quinto Rapporto #Agromafie2017 elaborato
da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul
sistema agroalimentare, nel quale è stata calcolata, appunto, l’intensità
del fenomeno per provincia sulla base delle risultanze quantitative delle
azioni di contrasto specifiche poste in essere dalle diverse Forze dell’ordine
per questo particolare aspetto criminale. La graduatoria, che fotografa una concentrazione
del fenomeno soprattutto nel Mezzogiorno evidenziando però la presenza
nella top ten anche di rilevanti realtà del Nord come Genova e Verona
rispettivamente al secondo ed al terzo posto dopo Reggio Calabria per i
traffici finalizzati al ricco business del falso Made in Italy, vede la
provincia di Ravenna scendere dal 77° posto del 2015 all'attuale 84° posto,
subito dietro altre quattro province emiliano-romagnole come Ferrara, Piacenza,
Modena e Forlì-Cesena. Nella classifica 2016 Ravenna esce dalla zona più
calda caratterizzata da un livello 'medio-basso' di penetrazione malavitosa assestandosi
ad un livello 'basso' e scende anche dal poco onorevole podio
regionale (oggi composto da Bologna (24ª), Parma (43ª) e Ferrara (80ª).
“L'intensità del fenomeno agromafie sul nostro territorio è calata e questo è
un dato alquanto positivo – commenta il presidente Coldiretti Ravenna
Massimiliano Pederzoli – tuttavia guai a mollare la presa e ad abbassare la
guardia. Auspichiamo, soprattutto in una realtà economica come la nostra
caratterizzata da un importante scalo portuale, che i controlli sulle merci in
arrivo e sui traffici – sinora davvero efficaci - proseguano con ancora più
intensità perché non possiamo lasciare nessuna breccia al malaffare e ai
delinquenti che vogliono lucrare sulla pelle dei nostri agricoltori e dei
consumatori tutti”. Sono oltre duecentomila, a livello nazionale, i
controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel 2016 per combattere le
agromafie dal campo allo scaffale e garantire all’Italia il primato
nella qualità e nella sicurezza alimentare. Ma il volume d'affari
complessivo annuale dell'agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un
balzo del 30% nell’ultimo anno. Numeri impressionanti che già nel maggio
scorso, intervenendo al seminario ‘Solo con la legalità si protegge il Made in
Italy da italian sounding e agromafie’ promosso da Coldiretti Ravenna in
collaborazione con la Camera di Commercio di Ravenna all'Osservanza di Brisighella, erano stati stigmatizzati con forza
dall’ex procuratore antimafia Gian Carlo Caselli, oggi Presidente del Comitato
scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura.
La presenza di importanti città portuali nella top ten dei capoluoghi di provincia colpiti dal fenomeno delle Agromafie dimostra che tali infrastrutture costituiscono non solo un volàno per lo sviluppo economico del territorio circostante, ma anche una opportunità di crescita, approvvigionamento e distribuzione per le organizzazioni criminali. “Occorre fare tutto il possibile, dunque – conclude Pederzoli – per fermare i traffici illeciti stringendo le maglie larghe della legislazione a partire dall’obbligo generalizzato di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti e rendendo pubblici gli elenchi delle aziende che importano da paesi extracomunitari al fine di meglio garantire l’attività di controllo e verifica”.
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