sabato 26 novembre 2011

MONTI CONTINUA L’AZIONE DI BERLUSCONI


La propaganda di sinistra aveva puntato su Monti per contrabbandare una svolta, una discontinuità, una rottura netta con il passato che invece finora non c’è stata, e difficilmente ci sarà anche con le misure future. Ciò che il nuovo presidente del Consiglio ha fatto dall’insediamento è stato di confermare quanto era stato deciso dal governo di Silvio Berlusconi. Ultimo esempio, il rinvio al saldo 2012 di parte dell’acconto Irpef di novembre. Si tratta del 17% (rispetto al 99) che verrà differito al prossimo giugno in modo da lasciare soldi in più nelle tasche dei contribuenti in previsione del Natale, e di consentire a quanti guadagnano meno di non andare troppo in credito con il fisco. Sennonché il provvedimento – che Alberto Bufi, capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera si è affrettato a definire “Un primo intervento, un buon segnale nella prospettiva di azione del nuovo governo” – non è un’idea di Monti, ma di Berlusconi e del precedente esecutivo. Addirittura del luglio 2010, finanziata allora con 2,3 miliardi, e resa strutturale con la Legge di stabilità, ultimo atto del governo di centrodestra. Questa continuità non è un’eccezione. Due giorni fa c’era stato il decreto per Roma capitale, un atto del federalismo. E ancora prima l’impegno alla piena attuazione, appunto, della legge di stabilità, approvata il 12 novembre immediatamente a ridosso dell’incarico al nuovo premier.

Legge che ha recepito la risposta integrale, “precisa e puntuale” (definizione di Bruxelles) alle 39 domande poste dall’Unione europea. Monti ha poi fatto propri due impegni fondamentali di Berlusconi: l’anticipo al 2013 del pareggio di bilancio e l’inserimento del vincolo nella Costituzione. Il disegno di legge è stato presentato ieri alla Camera dal ministro Piero Giarda, con voto previsto il 29 novembre. Monti si è poi impegnato a dare piena attuazione alle due manovre estive, mentre il ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera ha dichiarato di avere trovato “i cassetti pieni” di progetti di grandi opere lasciate dal precedente governo, e di voler partire proprie da queste come elemento centrale per rilanciare la crescita. Non solo. Il nuovo premier ha promosso e lodato la riforma della scuola e dell’Università, promettendo di implementarla attraverso i test di merito per i docenti.
Ora ovviamente tutti attendono le nuove misure, sulle quali il centrodestra si è detto disposto a collaborare lealmente a condizione che non vengano minati il risparmio degli italiani e patrimoni ottenuti a prezzo di sacrifici di una vita. La stessa reintroduzione dell’Ici, che il Pdl accetterebbe per senso di responsabilità avendola abolita nel 2008, avverrebbe come anticipo dell’Imu, la nuova imposta onnicomprensiva prevista anch’essa dal federalismo. Per non parlare dall’adozione in blocco della liberalizzazione delle professioni e soprattutto della riforma dei contratti di lavoro: cavallo
di battaglia del centrodestra finora avversati in piazza e in Parlamento dalla Cgil e dal Pd. Ora certo è il caso di accelerare: ma che nessuno parli di svolta e di rotture.
La ricetta è la stessa. Ed evidentemente era una ricetta giusta.

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